Opera: il meteo

martedì 25 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: SE PASSANO DA OPERA CI INVENTIAMO I PRESIDIANTI CONTROLLORI.

Opera, 25 settembre 2007
Ogni giorno Don Colmegna ne dice una delle sue. Questa volta si è inventato il pullman dei rom che girerà Milano per un mese.
Il Parroco che ha dimenticato gli italiani ed ha fatto dei rom la sua missione ne ha escogitata un’altra. Se non fosse blafemo oseremmo dire che ne sa una più del diavolo. I rom sgomberati da San Dionigi vivranno un mese in bus in modo tale che - secondo il Don dei Rom - tutti capiranno che serve una soluzione.
Per evitare fiaccolate e presidi ovunque arrivi il prete con il suo carico di nomadi questa volta l’ha pensata buona. Difficile ipotizzare un pullman di presidianti che corra dietro quello dei rom attraversando tutta la città, sarebbe scomodo ed il vin brulè finirebbe inevitabilmente in terra ad ogni curva.
Auguriamo quindi buona fortuna a Don Colmegna avvisandolo che se il suo pullman passerà da Opera troverà degli inflessibili presidianti controllori che chiederanno i biglietti agli occupanti del bus.
Visto che all’ATM è oramai pratica archiviata quella di chiedere il ticket a chi non è italiano farebbe più scalpore di ogni altro presidio.
Concludiamo ricordando a Don Colmegna, che cita i rom di Opera spesso, che il nostro paese non ha adottato nessuno. Se vuole parlare di persone che secondo lui vivono in appartamenti pagando addirittura l’affitto citi i rom di Don Colmegna e lasci in pace la nostra comunità. Anche perché i rom che erano ospiti a Opera sono stati almeno per la metà espulsi dal parroco quando questi hanno violato il Patto di Legalità. Come fanno adesso a vivere tutti in appartamenti ed avere un lavoro? Li ha forse perdonati e reintegrati? E se così fosse, allora a cosa serve il Patto di Legalità se lo si può violare?

sabato 22 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: OLTRE 300 CITTADINI AL PRESIDIO DI PIEVE PORTO MORONE

Opera, 22 settembre 2007
Ottima la risposta della gente ieri sera a Pieve Porto Morone dove Volontari Verdi e Opera Sicura hanno contribuito a mantenere viva la protesta dei cittadini stanchi dei soprusi e delle violenze subite da istituzioni e mass media.
L'Europarlamentare Mario Borghezio ha aperto la serata, dopo avere presidiato con i pievesi, dando pieno appoggio al popolo del presidio che si è trovato ad affrontare una simile emergenza.
Le decisioni prese dall'alto non piacciono a nessuno tanto meno in una località di cinquanta anime che si è ritrovata una mattina con cinquantaquattro rom come vicini di casa.
L'Onorevole ha promesso una mobilitazione della macchina organizzativa della Lega Nord per finanziarie opere all'interno della casa della curia che oggi ospita i nomadi al fine di trasformarla in qualcosa di utile alla gente, una casa di riposo, un centro per i giovani, quello che il Sindaco Angelo Cobianchi ritenga più utile alla sua gente. Il Sindaco si è meritato l'elogio di Borghezio in quanto a differenza di altri, ad esempio quello di Opera, si è schierato con i cittadini contro la prepotenza delle istituzioni.
Su questa stessa linea l'intervento di Ettore Fusco, Opera Sicura, che ha sollecitato la presenza assidua al presidio; non tanto per dimostrare contro gli ospiti della curia quanto per dare un segnale forte alle istituzioni che hanno passato il limite. Non è accettabile che il Sindaco del Comune più grande si imponga con l'aiuto del Prefetto sui piccoli centri dell'hinterland.
Infine, il presidiante di Opera accompagnato da una decina d'altri operesi, ha aspramente criticato la stampa che diffama i pievesi inventandosi di tutto ed il Prefetto di Pavia che s'è fatto beffa dei pavesi ospitando una famiglia rom con un operazione di pura demagogia. Il Prefetto infatti ha ospitato questa famiglia nella foresteria della Prefettura. Non a casa sua. Quindi il carico degli ospiti del Prefetto è solo ed esclusivamente sulle spalle dei contribuenti.La serata s'è chiusa in anticipo per impegni televisivi dell'Europarlamentare mentre gli altri cittadini sono rimasti a presidiare fino a notte fonda.
(Foto: Fusco con Borghezio ed il Sindaco pievese Angelo Cobianchi)

giovedì 20 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: LA SICUREZZA NON E’ RAZZISMO.

Opera, 20 settembre 2007
“Vogliamo sicurezza e non per questo siamo fascisti e razzisti.” Questa l’unica replica al Consigliere Regionale lombardo Luciano Muhlbauer che ha definito Opera Sicura “una creatura dei settori più retrivi della Lega” ed i suoi metodi “neofascisti e razzisti”. Le persone che collaborano con Opera Sicura non sono affatto quei “professionisti dell’odio e della xenofobia” di cui parla il Consigliere di rifondazione comunista ma bensì cittadini che hanno a cuore l’interesse della gente. In particolare muovono un’istanza di sicurezza alle istituzioni che non possono restare sorde al grido d’aiuto che parte dal popolo.
Il Consigliere Muhlbauer con queste sue espressioni pregne di odio, violenza e discriminazione non fa altro che alimentare tensioni sociali nella cittadinanza, che si riconosce nei diversi schieramenti politici, e può solo portare a conflitti tra estremisti di destra e di sinistra da cui Opera Sicura è equamente distante.
Ettore Fusco, il Consigliere Comunale della Lega Nord cui Muhlbauer indirizza le pesanti accuse, è Capogruppo della Lega Nord al Comune di Opera e siede sui banchi di opposizione alla giunta di centrosinistra svolgendo il proprio dovere istituzionale senza alcun eccesso estremistico né violento.
Mai è stato discriminato alcuno nella politica della Lega Nord che anzi mira a difendere una minoranza di fatto, i padani, sempre più sottomessa a logiche clientelari ed affaristiche che oggi privilegiano nuove forme di favoritismo per quella forte componente di immigrati, più o meno clandestini, che rappresenta gli elettori del prossimo futuro e la manovalanza dei fomentatori di disordine sociale.
Per quanto riguarda la presenza di venerdì sera a Pieve Porto Morone dell’Europarlamentare Mario Borghezio e di qualche operese, con un senso civico tale da non pensare che i problemi finiscano dopo lo zerbino di casa propria, il Consigliere Regionale di rifondazione dovrebbe solo prendere lezione di umiltà e solidarietà tanto dall’Europarlamentare quanto dai cittadini che stanno sacrificando la propria vita per una legittima protesta a favore della sicurezza.
Quando la sinistra capirà che sicurezza non è sinonimo di fascismo e che l’ordine va tutelato dai governi di qualsiasi colore politico forse il paese vivrà tempi migliori. Nel frattempo continuiamo le proteste pacifiche per la legalità a sostegno anche della libertà di manifestare senza essere tacciati di fascismo, razzismo e xenofobia.
leggi il comunicato di Muhlbauer cliccando su:

mercoledì 19 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: BORGHEZIO AL PRESIDIO DI PIEVE PORTO MORONE

Opera, 19 settembre 2007
“Alziamo la voce” è il nome dato all’operazione in programma alle ore 21.00 di venerdì 21 settembre nella piccola frazione Casoni di Pieve Porto Morone.
Su iniziativa congiunta della Lega Nord pievese, dei Volontari Verdi e del Comitato Opera Sicura giunge l’Europarlamentare Mario Borghezio al presidio cittadino che contesta l’insediamento dei nomadi sgomberati dall’area ex Snia di Pavia.
Stanchi dei soprusi perpetrati dalle istituzioni, nei confronti degli inermi cittadini, si mobilitano le camicie verdi di Borghezio per mandare un segnale al Prefetto di Pavia affinché rimuova quanto prima l’insediamento dei rom a Pieve Porto Morone inserito in un contesto assolutamente inidoneo ad accoglierlo.
Opera Sicura esce dai propri confini territoriali, di un paese del milanese che ha subito la violenza di un campo nomadi questo inverno, ed allarga i propri orizzonti di lotta per la legalità e la sicurezza svincolandosi da chiusure e limitazioni per un problema su scala nazionale che va risolto alla radice.
Al Presidio di Pieve Porto Morone, nella frazione Casoni, venerdì sera sono previsti molti cittadini stanchi di essere le vittime sacrificali della demagogia e degli interessi di chi alimenta fenomeni di illegalità diffusa.

martedì 18 settembre 2007

APPIGNANO: Travolse ed uccise quattro ragazzini. Libero!

Appignano (Ascoli Piceno). Sono stati concessi gli arresti domiciliari al rom ubriaco che falciò con un furgone cinque ragazzi in motorino di cui quattro, tra sedici e diciotto anni, persero la vita. Marco Ahmetovic, questo il nome del rom, trascorrerà le sue giornate ospitato nella casa di un cittadino italiano fino al processo aggiornato al 5 di ottobre.
Giorni fa al giovane Rom, con qualche precedente per reati contro il patrimonio e che guidava ubriaco ad altissima velocità tanto che sul furgone è stata trovata la quinta marcia innestata, è stato notificato in carcere anche l'avviso di garanzia per una rapina ad un ufficio postale.
Siamo esterrefatti della leggerezza con cui vengono trattati simili temi sprezzanti del sentimento comune degli appignanesi ma anche degli italiani tutti che gridano, se non vendetta, almeno giustizia. Quattro giovani vite spezzate beffate dagli arresti domiciliari per un criminale che oltretutto una domicilio neppure l'ha mai avuto. Qualcuno però s'è offerto di ospitarlo in casa, probabilmente qualche comunità di un associazione caritatevole che succhia contributi allo Stato e che farà certamente stare il rom meglio di come viveva nel campo.
Quattro giovani sono morti ed il loro assassino dopo soli cinque mesi beneficia degli arresti domiciliari. Non è un sentimento di vendetta quello che muove l'indignazione della gente onesta ma la consapevolezza che senza Giustizia questa società è destinata a deteriorarsi fino al punto di trasformarsi in una giungla dove ciascuno potrà delinquere a proprio piacimento con la certezza di non essere punito mentre le vittime, quindi la gente onesta e tranquilla, saranno costrette ad armarsi ed a prendere il posto di chi dovrebbe garantirci la sicurezza. Sono anni che sentiamo dirci dalle forze dell'ordine che non è colpa loro se i ladri e gli assassini vengono scarcerati da un magistrato il giorno dopo l'arresto. Oramai Carabinieri e Polizia neppure intervengono più quando occorre per evitare rischi ripagati dal rilascio dei delinquenti. Come dargli torto. Ma se anzichè smettere di fare il proprio dovere facessero partire indagini contro chi fa le leggi inique e contro chi non applica le poche giuste... forse avrebbero davvero fatto il proprio dovere fino in fondo. Almeno loro. (foto Ansa)

venerdì 14 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: MAI PIU’ SCIOPERI DELLA FAME PER DON COLMEGNA

Opera, 14 settembre 2007
Apprendiamo dai giornali che Don Virginio Colmegna, il parroco della Caritas in prima linea nell’aver cercato di portare i rom a Opera nel dicembre scorso, ha terminato oggi il suo digiuno a favore, neanche a dirlo, dei rom sgomberati da Via San Dionigi.
Dalle stesse fonti riceviamo una dichiarazione di Don Virgilio che illustra le sue nuove strategie di aiuti basati su contributi, cooperative e case secondo cui, per mostrare la bontà delle tesi sostenute, afferma: “Ricordate quelli di Opera, che poi avevamo ospitato noi? - dice il Parroco - Bene: adesso tutti lavorano e da tempo vivono con le loro famiglie in appartamenti dove pagano regolarmente l’affitto. La condizione però - prosegue Don Colmegna - è che nessuno deve sapere chi sono e da dove vengono”.
Strane affermazioni quelle di Don Colmegna, soprattutto in virtù del fatto che nel campo di Opera c’erano settanta persone di cui trenta bambini. Una famiglia fu allontanata direttamente da Opera avendo violato subito il Patto di Legalità mentre altri ventiquattro rom furono messi su due pullman diretti in Romania avendo anche loro contravvenuto alle regole sottoscritte per essere ospiti di Don Colmegna al Parco Lambro.
Questi ultimi, oltretutto, all’inizio del viaggio che li avrebbe dovuti vedere giungere in Romania, hanno fermato gli autisti dei due pullman e prelevato i soldi che sarebbero serviti al viaggio stesso dileguandosi poi nelle campagne di San Donato Milanese prima ancora di varcare il casello dell’autostrada.
Praticamente la metà dei rom di Opera e stata espulsa e, indipendentemente dalla fine che poi abbiano fatto, sono stati allontanati dalla Caritas che li ha abbandonati al loro destino in altri campi abusivi.
Adesso, passi per la questione dell’anonimato che potrebbe essere un idea geniale di Don Colmegna, e non un modo per rendere ancora più incontrollabile il fenomeno della clandestinità e del business degli aiuti, ma affermare che tutti i rom di Opera adesso lavorano e vivono in appartamenti dove pagano l’affitto mi sembra proprio un azzardo considerando che, almeno la metà, sono stati allontanati proprio dalla Caritas per avere violato il Patto di Legalità senza permetterne il rientro.
Don Colmegna non faccia più scioperi della fame se questi sono i risultati. Di politici che straparlano ne abbiamo già molti, non scomodiamo anche la curia per simili favole palesemente fasulle.

giovedì 13 settembre 2007

PRESIDIO di PIEVE PORTO MORONE. Noi ci siamo!

Gli operesi sono solidali con chi lotta per il rispetto della legalità. Siamo con i pievesi dell'hinterland di Pavia che presidiano giorno e notte l'accampamento di nomadi che il Sindaco pavese ha voluto piazzare alla cascina Gandina incurante dell'impatto che questo avrebbe avuto sulla popolazione residente.
Il comunicato stampa su: www.presidiodiopera.blogspot.com

mercoledì 12 settembre 2007

TUTTI A PIEVE PORTO MORONE!

Questa sera il Presidio di Opera si sposta in quel di Pieve Porto Morone dove il Comune di Pavia ha confinato i rom di cui si voleva liberare senza fare i conti con i cittadini locali. Ritrovo e partenza da Opera presso il parcheggio della ex coop alle ore 20.00

MARCIA ANTI ISLAM, FERMATO BORGHEZIO. ITALIA PROTESTA

(di Danila Clegg - ANSA) - Diventa un caso diplomatico il fermo di Mario Borghezio, eurodeputato della Lega, rimasto per circa sei ore in una cella del palazzo di giustizia di Bruxelles. La sua detenzione, conclusasi nel tardo pomeriggio, ha fatto scattare la protesta formale della Farnesina, per la violazione dell'immunità parlamentare del capodelegazione del Carroccio al parlamento europeo. La detenzione dell'europarlamentare, fermato insieme a qualche decina di aderenti del partito separatista fiammingo Vlaams Belang, in occasione della marcia contro l'islamizzazione dell'Europa, ha visto l'attivo interessamento del governo, dei rappresentanti diplomatici italiani presso il Belgio e le istituzioni europee, anche con un passo presso il Parlamento europeo e il suo presidente per far valere le prerogative come parlamentare dell'eurodeputato leghista.L'ambasciatore Rocco Cangelosi, rappresentante italiano presso la Ue, ha inviato una lettera al presidente del Parlamento europeo Hans Gert Poettering per esprimere la sua "più viva preoccupazione per il trattamento riservato dalle autorità di polizia belghe a Mario Borghezio in violazione delle prerogative e delle immunità concesse ai parlamentari europei". L'ambasciatore d'Italia presso il Belgio Sandro Maria Siggia ha chiesto di interessare l'Europarlamento in modo che faccia valere le prerogative di Borghezio come europarlamentare. Il governo, anche attraverso il ministero delle politiche europee, si è interessato alla questione del fermo di Borghezio al quale, informano fonti del ministero, il capo di gabinetto, ha telefonato, subito dopo il rilascio, per rinnovargli l'interessamento del governo. La giornata di Borghezio è cominciata questa mattina a rondpoint Schuman, dove alcuni poliziotti hanno fermato, dopo averlo malmenato, il rappresentante del Vlaams Belang al Parlamento europeo Frank Vanhecke. "E' un europarlamentare. siamo europarlamentari. E' una vergogna", ha gridato più volte Borghezio, mentre Vanhecke veniva fatto salire a forza su un pullman blindato della polizia. Subito dopo Vanhecke è stato fatto salire a bordo Borghezio, che ha denunciato i maltrattamenti ai quali sono stati sottoposti i fermati. Fermato anche il leader del Vlaams Belang Filip Dewinter. Subito dopo il piazzale antistante la Commissione Ue e il Consiglio, cuore del quartiere comunitario, è stato pesantemente presidiato dalle forze dell'ordine nel timore che la manifestazione contro l'islamizzazione dell'Europa, proibita dal sindaco di Bruxelles Freddy Thielemans, potesse spingersi fino a lì. Nel pomeriggio Mario Borghezio ha chiamato i giornalisti facendo sapere di essere rinchiuso in una cella, senza avere avuto spiegazioni da parte delle autorità belghe, mentre il sindaco in una conferenza stampa spiegava che l'europarlamentare "non ha ottemperato alle leggi". "La legge è legge e non ci sono differenze sia per un parlamentare belga o un italiano", ha aggiunto Thielemans. Per l'eurodeputato del Carroccio, in ogni caso, ha sottolineato il sindaco, si è trattato di "una privazione della libertà solo momentanea" a differenza dei leader fiamminghi, la cui posizione si dovrebbe aggravare nelle prossime ore per avere resistito alle forze dell'ordine. Al suo rilascio, Borghezio ha inveito contro 'l'Euro-arabià, spiegando che "qualcuno dovrà spiegare" perché non si sia consentito a un gruppo di europarlamentari di esprimersi "pubblicamente", nel giorno dell'anniversario delle torri gemelle, sull'islamizzazione e la minaccia del terrorismo. Numerose le proteste giunte da esponenti politici per il trattamento riservato a Borghezio dalla polizia belga. A condannare l'accaduto e chiedere un intervento formale del governo sono stati tra gli altri Carlo Giovanardi e Francesco Storace. Solidarietà anche da numerosi europarlamentari, in particolare da Giuseppe Gargani (Fi), Romano La Russa e Cristiana Moscardini (An) e Mario Mauro (FI) vicepresidente del Parlamento europeo.

martedì 11 settembre 2007

lunedì 10 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: POGROM E SOLDI. ANCHE IL MINISTRO INTERVIENE.

Opera, 10 settembre 2007.
Dopo il mattone contro la sede diocesana di Pieve Porto Morone che ospita i rom sfollati dall’ex Snia di Pavia sono intervenuti il segretario cittadino di rifondazione comunista che ha parlato di “intolleranza inammissibile” ed addirittura si è scomodato il Ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero sempre di rifondazione, definendo l’atto “un pogrom degno della Germania nazista”. Non ci sorprende la presa di posizione dei politici locali di rifondazione che ricalca il loro atteggiamento nazionale e che abbiamo imparato a conoscere anche qui a Opera. Infastidisce invece, non poco, il commento spropositato che denota una certa ignoranza da parte del Ministro Ferrero anche lui di rifondazione comunista. Al solito la Solidarietà Sociale è intesa solo verso gli immigrati ed, in particolare, verso i clandestini e coloro i quali vivono nell’illegalità. Mille euro sono stati donati infatti ad alcuni rom del campo pavese per tornare in Romania oppure raggiungere i propri parenti in altri campi della Lombardia. Non ricordiamo regali ai contribuenti italiani se non in un recente passato quando, il Ministro Maroni della Lega Nord, restituiva alle famiglie residenti in Italia un assegno di pari valore per la nascita del secondo figlio. Il Ministro Ferrero cita a sproposito un termine vergognoso di cui noi operesi abbiamo imparato a conoscere il significato a nostre spese. Prima di lui ne ha fatto una bandiera il presentatore Gad Lerner che parlava di pogrom anche in occasione della battaglia per la legalità fatta pacificamente a Opera e volta ad ottenere il rispetto della legge e l’inammissibilità di un campo rom irregolare nel paese alle porte di Milano. Ma se a Gad Lerner si poteva dare l’attenuante del fatto clamoroso e di enorme portata popolare culminato con l’involontario incendio della tendopoli, che avrebbe dovuto ospitare i nomadi, al Ministro non si possono dare scusanti. Ferrero non conosce evidentemente il significato del termine che utilizza né, tanto meno, la gravità della sua accusa che i magistrati dovrebbero perseguire ed il Presidente della Repubblica Napolitano utilizzare per chiedere a Prodi di sostituire Ferrero al Governo. Parlare di pogrom per un sasso contro una finestra di proprietà della Diocesi è un azzardo in quanto, con questo termine, si intendono le azioni violente contro la proprietà e la vita di appartenenti a minoranze politiche, etniche o religiose. A Pieve Porto Morone, con un sasso contro una finestra, come ad Opera con l’incendio della tendopoli vuota, non si è fatta alcuna azione violenta contro la vita di alcuna persona né contro la proprietà dei rom visto che, in entrambi i casi, i nomadi sono semplicemente ospiti di strutture non loro. L’aver parlato poi di pogrom nazista denota la stoltezza di un affermazione fatta di chi volutamente finge di non ricordare che i pogrom sono nati proprio nella Russia degli Zar dove le sommosse popolari antisemite e le successive devastazioni avvenute, con il consenso - se non con l'appoggio - delle autorità governative, hanno fatto scuola. Un Ministro della Repubblica, membro del Governo che l’estrema sinistra ricatta con i suoi scarsi ma fondamentali voti, non può permettersi di fare simili affermazioni dimenticando che, del Governo, fanno parte anche lui ed il suo partito.

venerdì 7 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: AIUTIAMO ALBUZZANO E PIEVE PORTO MORONE A RESISTERE

Opera, 7 settembre 2007.
Altri due comuni del pavese, Albuzzano e Pieve Porto Morone dell’hinterland nord orientale del capoluogo a sud di Opera, si trovano alle prese con la prepotenza di un Comune e di istituzioni che pretendono di governare anche l’altrui territorio. Così accade che un Sindaco, ieri la Moratti con noi operesi ed oggi la Capitelli di Pavia con i piccoli centri del suo hinterland, decide improvvisamente di essere funzionario di Governo, responsabile di Pubblica Sicurezza e forse, in un delirio di onnipotenza, Dio in persona. I Rom che occupavano abusivamente l’area dell’ex Snia a Pavia vengono pertanto trasferiti senza alcun preavviso in comuni molto piccoli per evitare che i residenti, padroni di casa, sappiano organizzarsi come accadde a Opera nel dicembre scorso. Grazie al cielo i sindaci di queste località che vengono considerate sicure, essendo scarsamente popolate su una vasta superficie verde, si stanno invece ribellando ed anziché trovare loro stessi un rimedio come fece il Sindaco Ramazzotti di Opera, che tentò di insediare il campo nomadi al centro del paese su ordine del Sindaco milanese suo datore di lavoro, questi sindaci vicini alla loro gente rispediscono tra le benedizioni dei cittadini e della Chiesa gli indesiderati ospiti abusivi da dove sono venuti. Opera Sicura è accanto ai cittadini di Torre d’Isola, di Pieve Porto Morone e di Albuzzano oggi ma anche di qualsiasi altra popolazione venga sopraffatta abusivamente dai Governi locali prepotenti ed arroganti. I Rom sono un problema nazionale che non si risolve spostando e moltiplicando gli accampamenti abusivi ma radendoli al suolo tutti. Sono cittadini europei? Bene, si comportino come tali e rispettino le leggi. Chi non lavora non è ospite gradito in Italia e nessuna Comunità Europea potrà mai condannare il nostro paese se procedesse con le espulsioni di delinquenti e nullafacenti per cui, invece, dall’Europa giungono accuse al nostro Paese per le condizioni in cui il Governo permette loro di vivere. L’unica soluzione è l’espulsione. Chi vorrà integrarsi ha tutto il tempo per trovarsi un lavoro ed una sistemazione abitativa consona al livello di vita civile proprio della nostra terra. Che nessuno obietti che sono poveri. I veri poveri lavorano, vi sono migliaia di badanti, muratori, carpentieri, falegnami, spazzini, ce ne sono a non finire. Il Rom ha più soldi di noi che lavoriamo dodici ore al giorno ma li utilizza al suo paese per costruirsi ville e mantenere famiglie di nullafacenti ingioiellate grazie alle razzie nelle nostre abitazioni. Sono tutti luoghi comuni? No, altrimenti sarebbe una leggenda anche un duplice omicidio come quello della coppia trucidata quest’estate a Treviso.

mercoledì 5 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: TORRE D’ISOLA COME OPERA, UN PAESE CONTRO I NOMADI.

Opera, 5 settembre 2007.
Un’altra rivolta cittadina è stata messa in atto contro una tentata imposizione di allocare un campo nomadi, questa volta da parte della Prefettura di Pavia, in un comune alle porte di Pavia.
Torre d’Isola, hinterland di Pavia, ha vissuto un esperienza analoga a quella operese del 21 dicembre scorso quando, dal Comune di Milano con il beneplacito di Prefettura e Provincia, hanno tentato di sistemare i rom sgomberati da un campo meneghino proprio nel comune di Opera.
Si sono vissuti attimi di tensione a Torre d'Isola dove era atteso un gruppo di un'ottantina di rom alla ricerca di una sistemazione dopo l'abbattimento nei giorni scorsi dell'ex Snia.
Il Prefetto pavese aveva infatti deciso di inviare gli immigrati nell'ex poligono di Santa Sofia, nel Comune alle porte del capoluogo. Ma la decisa reazione del sindaco di Torre d'Isola, Marco Bellaviti, e di numerosi residenti, ha impedito ai rom di arrivare. Il sindaco e gli abitanti si sono infatti sdraiati sulla strada per impedire il passaggio dei nomadi. Così, in serata, i rom sono stati ricaricati su camion e autobus per essere riportati a Pavia.
Agli abitanti di Torre d’Isola vanno i nostri complimenti per avere avuto il coraggio di protestare e manifestare pacificamente ma in modo determinato per tutelare il diritto all’autogoverno della propria terra ed il sacrosanto diritto alla sicurezza ed alla legalità.
Al Sindaco Marco Bellaviti va il più poderoso ringraziamento da parte di Opera Sicura per avere dimostrato all’Italia intera che non tutti i politici ricoprono incarichi ed occupano poltrone per fare esclusivamente i propri interessi. Il Sindaco di Torre d’Isola ha infatti sostenuto le proprie ragioni e quelle dei suoi concittadini incurante di eventuali rischi per la sua carriera politica o per eventuali richiami da parte del Prefetto.
Se Opera avesse avuto un Sindaco come Bellaviti, anziché Alessandro Ramazzotti, forse si sarebbero evitati due mesi di presidio e le manifestazioni con l’intero paese in piazza.
Gli operesi non dimenticano certo quello che Ramazzotti gli ha fatto passare come i cittadini di Torre d’Isola non dimenticheranno, invece, l’appoggio istituzionale ed umano ricevuto dal loro Sindaco.

martedì 4 settembre 2007

DON RENATO, IL PRETE DALLA PARTE DEI ROM COSTRETTO A LEVARE LE TENDE

di Cristina Bassi. PANORAMA. Lunedì 3 Settembre 2007
La Lega lo ha annunciato con un comunicato dai toni trionfanti: se ne va don Renato Rebuzzini, il parroco di Opera (cittadina di 14 mila abitanti alle porte di Milano). Che cosa lo aveva fatto finire nel mirino del partito di Bossi? Si era schierato a favore di un campo rom.
Lui, don Renato, 65 anni, non vuole neppure sentir parlare di quella storia. Giura che la decisione di cambiare parrocchia era già stata presa da tempo, dalla fine del 2006, e che non ha nulla a che vedere con le tensioni legate al campo rom della sua città. Dal primo settembre si è insediato nella nuova comunità pastorale, quella di Paderno Dugnano, e domenica a dire messa nella sua ex chiesa, dove operava dal ‘94, c’era già il sostituto, don Olinto Roberto Ballarini. Anche in Curia, dove descrivono don Renato come un sacerdote rigoroso e severo, assicurano che gli avvicendamenti dei parroci sono fisiologici. Ma all’uscita dalla funzione i parrocchiani non parlano d’altro ed è difficile credere che l’addio del parroco non sia l’ultimo atto di un clima di tensione che era diventato difficile da ignorare. Secondo la nota del gruppo consiliare del Carroccio, “Il sacerdote che legge il Manifesto” e che ha fatto scappare i fedeli dalla parrocchia di San Pietro e Paolo con i suoi attacchi ai cittadini ha chiesto ai suoi superiori di essere trasferito.
Clima avvelenato dalla sera del 21 dicembre scorso quando era divampato un incendio nella tendopoli allestita dalla Protezione civile per ospitare una settantina di nomadi, più della metà donne e bambini, sgomberati dal campo di via Ripamonti. La Casa della Carità di don Colmengna si era fatta garante del rispetto delle regole da parte degli occupanti e la sistemazione a Opera doveva essere temporanea, di tre mesi al massimo, in attesa di trovarne una definitiva.
Ma gli operesi si opposero subito alla decisione del sindaco di centrosinistra Alessandro Ramazzotti di dare un contributo per risolvere l’emergenza di decine di famiglie finite per strada in pieno inverno. Fino ad occupare, in 400, la sala del Consiglio comunale dove si discuteva del campo e da qui, incitati dal capogruppo della Lega Nord Ettore Fusco, marciare verso l’accampamento. Ad alcune tende venne dato fuoco, nessuno per fortuna rimase ferito. Da quel giorno il clima divenne così ostile, a cominciare dal gruppo di residenti che notte e giorno presidiava l’entrata dell’insediamento insultando operatori e carabinieri, che i rom furono costretti ad andarsene prima del tempo. Per l’incendio sono finiti nel registro degli indagati Ettore Fusco, per istigazione a delinquere, e altri otto cittadini. Sono in attesa del rinvio a giudizio. I carabinieri sono arrivati a questa conclusione alla fine di luglio, grazie a filmati e fotografie e hanno denunciato una scarsissima collaborazione degli operesi alle indagini.
Quello che i cittadini non hanno perdonato a don Renato non è tanto l’essere stato favorevole ad accogliere i nomadi. Quanto la sua reazione indignata dopo la notte dell’incendio. Scrisse una lettera aperta in cui non solo lanciava un appello alla solidarietà. Ma descriveva anche cosa aveva visto la sera del 21 dicembre: “Donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano”. La notte di Natale dall’altare i suoi toni furono ancora più duri. Disse che in quella chiesa non era possibile scambiarsi il segno della pace, che sarebbe stato, viste le circostanze, un gesto ipocrita.
La Lega canta vittoria. Don Renato ha sfidato i cittadini, dice Fusco, e ora è costretto ad andarsene. Dopo Natale “la sua parrocchia perdeva fedeli di giorno in giorno, a causa della sua presa di posizione non condivisa dai cittadini”. Qualcuno arrivò anche a boicottare la messa e a fare lo “sciopero delle offerte”. Il sindaco Ramazzotti difende il sacerdote: “Questi attacchi e queste strumentalizzazioni sono vergognose”, dice. “Don Renato ha dato molto alla nostra città, ma credo che se ne vada con l’amarezza di chi ha visto una parte dei suoi parrocchiani rinnegare i valori che aveva predicato per anni”. Ai suoi cittadini Ramazzotti rimprovera di essersi fatti guidare dalla paura e di non essersi fidati delle istituzioni. La ferita rimane. All’uscita dalla messa domenicale si parla del vecchio prete: “Un bravo sacerdote, ma a Natale ha davvero esagerato”. “Riuscire a far sgomberare i rom dalla nostra città a furor di popolo è stata una grande conquista”.