Opera: il meteo

martedì 25 dicembre 2007

IL NATALE DELL'UNITA' A OPERA

Innanzitutto BUON NATALE a tutti gli operesi, quelli di destra, di sinistra, della Parrocchia S.S. Pietro e Paolo e quelli del Santuario. Buon Natale proprio a tutti, ai credenti ed anche ai non credenti.
L'augurio più sentito è proprio per chi si è allontanato dalla Chiesa, e per chi non vi si è mai avvicinato, di ritrovare nel proprio cuore la fede cristiana.
La nostra religione non è solo ritualità e sottomissione all'istituto clericale, anzi, i princìpi di quanto viene professato nelle chiese cattoliche è il fondamento della nostra civiltà.
L'etica e la morale di noi tutti è frutto di una religione i cui albori risalgono a duemila anni fa. Tutti noi ne siamo consapevoli e, credenti oppure no, abbiamo formato una morale che riassume quello stile di vita di cui le sacre scritture ci parlano.
Chi non rispetta queste regole della vita civile, del resto, non rispetta neppure le regole fondamentali del nostro Stato, laico ma pur sempre di radice cristiana, che oggi purtroppo comincia a vacillare proprio nei princìpi e nella moralità cattolica.
Il nostro ritorno alla passione ed alla fede in Cristo, e nelle sacre scritture, è indispensabile alla crescita di un paese che sta diventando lo zimbello del mondo intero.
Dal maleducato in televisione all'assassino nel residence. Dal politico corrotto sempre assolto al vandalo che devasta la proprietà pubblica. I ladri nelle nostre case, gli scippatori, gli stupratori. Un paese devastato dalla perdita di valori e dalla mancanza di quella fede che è stata fondamento di civiltà e che, se sostituita da altre oppure semplicemente ignorata, non potrà più svolgere il ruolo educativo per due millenni riconosciutole.
A Opera quest'anno si è fatto un passo avanti. Il Parroco della Chiesa intitolata ai SS. Pietro e Paolo ha officiato messa a mezzanotte, celebrando l'avvento del Cristo e festeggiando il Natale, insieme al Monsignor Don Michele del Santuario della Madonna dell'Aiuto.
Una scelta che ha impedito la tradizionale messa di mezzanotte nel Santuario anticipata, per l'occasione, alle 21.30.
Don Olinto nella sua predica, un pò troppo lunga per chi è abituato ad ascoltare il Don Michele, ha parlato di unità, di pace ritrovata e incomprensioni appianate.
I fedeli hanno aspettato con ansia lo scambio della pace per tornare tutti fratelli, figli di Dio, dopo la violenza subita un anno fa quando, un Parroco poco avvezzo alla fede ed oggi non più a Opera, trasformava il pulpito in luogo da cui fare politica ed interessi, si nobili dal suo punto di vista, ma davvero lontani dalla professione della fede.
I fedeli operesi sono tornati uniti nella consapevolezza che non vi è più una Parrocchia che festeggia i rom e tratta come dei nazisti o, peggio ancora, come l'erode delle sacre scritture i cristiani e, soprattutto, i cittadini del nostro paese mentre l'altra accoglie tutti indipendentemente dalle idee e dalle azioni svolte.
Don Michele, al Santuario, non ha mai preso le parti di nessuno. Don Michele ha capito che il suo gregge non era smarrito ma semplicemente difendeva il proprio pascolo da chi regole non ha.
A contrapporsi, invece, quel Don Renato con il suo consiglio pastorale troppo vicino all'Amministrazione comunale. Un Don che leggeva il Manifesto e si faceva consigliare da troppi consiglieri di sinistra, che spaziavano dalla rifondazione alla cattocomunista margherita. Tutti schierati da un'unica parte, quella del Sindaco Ramazzotti perfettamente collimante con quella di Don Renato. Tutto per portare un campo nomadi a Opera.
Ma oggi le divisioni sono superate e, salvo una polemica sullo spostamento dell'orario della messa di Natale, che al Santuario è stata anticipata alle 21.30, i fedeli sono tornati in pace non con se stessi, come si è sentito dire, ma con la propria Parrocchia.
Questo è un messaggio che vogliamo lasciare soprattutto al nuovo Parroco, Don Olinto, che non si lasci condizionare da chi cerca di fare vedere divisioni tra i fedeli. Non è così. Casomai le divisioni sono tra il Consiglio Pastorale ed i fedeli. Divisioni che hanno portato all'allontanamento di molti fedeli che hanno smesso di seguire le messe. Fedeli che stanno tornando ma che vogliono smettere di sentirsi usati e denigrati da chi, come i cattocomunisti del Consiglio, fa tutt'altro che gli interessi della Chiesa. La Chiesa con la C maiuscola, quella che rappresenta la casa del Signore, la nostra casa, la nostra Fede.
In conclusione due parole sulle sciocchezze apparse su qualche giornale:
Mai e poi mai qualcuno di Opera Sicura, tanto più il sottoscritto, si è sognato di invitare i fedeli a disertare la messa di Natale di Don Michele alle 21.30 per manifestare a mezzanotte dinanzi al Santuario. Vero è che tra alcuni amici, dopo aver partecipato alla messa di Natale anticipata, si era pensato di andare a fare gli auguri a Don Michele proprio allo scoccare delle 24.
Ma visto che Don Michele è stato invitato a concelebrare nella Parrocchia centrale con Don Olinto e Don Danilo anche questi quattro amici hanno fatto gli auguri al loro Monsignore nell'affollatissima Chiesa di Opera.
Tutto questo con buona pace di chi ha scritto con troppa leggerezza queste cose ed in barba a quelle fanfare che hanno amplificato simili questioni, palesemente false, fino a farne una questione di importanza tale da passare in primo piano il giorno di Natale.
Poi magari, queste stesse persone, neppure sanno cosa sia una Chiesa o il rispetto della Fede Cristiana. Ma questo è un altro discorso.
Un augurio di Buon Natale a tutti.

domenica 23 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: TROPPE RAPINE A OPERA. RAMAZZOTTI DORME

Opera, 23 dicembre 2007
I furti nel nostro paese continuano ad aumentare, viviamo in un’emergenza criminalità mai patita prima ed il Sindaco operese riesce a prodigarsi per fare circondare da decine di poliziotti e carabinieri i gazebo della Lega Nord, di Ettore Fusco “il terribile”, mentre continua a sostenere che Opera sia un paesino tranquillo e non servano misure straordinarie per arginare la diffusione della delinquenza.
Ma dove vive Ramazzotti?
Quotidianamente molti operesi subiscono scippi e furti. Vengono derubati nelle proprie case e delle proprie vetture.
Aggrediti, malmenati.
Le aziende sono saccheggiate di notte e le attività commerciali di giorno. Eppure qualcuno ride se si parla di emergenza!
Ancora ieri è stato rapinato nel tardo pomeriggio l’affollato discount di Noverasco dove, due persone con il casco in testa e le pistole in mano hanno sottratto l’incasso della giornata e sequestrato per alcuni minuti dei clienti sottraendo loro il portafogli.
Sono giornate calde, queste che precedono le festività natalizie, eppure non si intensifica né la sorveglianza dei punti maggiormente a rischio né il presidio del territorio.
Ci domandiamo come il Sindaco Ramazzotti riesca a portare trenta agenti di Pubblica Sicurezza ad intimidire i cittadini che organizzano una grigliata nella piazza centrale del paese e non sia capace di fare circolare almeno gli agenti di Polizia Locale per prevenire qualche delitto.
Opera chiede sicurezza, la nazione intera chiede sicurezza, e la risposta delle istituzioni sono i campi nomadi sotto casa.
Il popolo deve tornare sovrano.

sabato 22 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: PIAZZA PRESIDIO DI OPERA

Opera, 22 dicembre 2007
In occasione dell’anniversario della rivolta operese, celebrata per la presa di coscienza di un senso d’appartenenza alla comunità di Opera - come precisato dal Consigliere Ettore Fusco - e non per il già mille volte deplorato gesto del rogo del campo nomadi in allestimento, è stata intitolata la piazza prospiciente l’area circense, laddove per 54 giorni gli operesi hanno dimostrato contro l’insediamento di un campo rom voluto dal proprio Sindaco, al Presidio di Opera.
Ieri sera un centinaio di operesi si sono ritrovati sfidando il gelo, come un anno fa, dietro il Municipio per ricordare proprio l’evento che ha unito una comunità ed ha portato una popolazione a fare rispettare la propria volontà.
La cerimonia di intitolazione della “Piazza Presidio di Opera” è avvenuta dietro il palazzo comunale da dove il 21 dicembre dello scorso anno cominciarono i disordini civili, che culminarono con il rogo delle tende destinate ai rom, poiché il Questore di Milano ha vietato manifestazioni sul “luogo del delitto”.
Per una sera Opera è tornata città blindata, per volontà di chissà chi, con una camionetta ed una jeep della Polizia davanti al Municipio, dieci agenti della Digos nei pressi del ritrovo dei presidianti, un auto dei Carabinieri fissa con quattro militari dell’Arma a controllare il gazebo degli operesi ed una pattuglia di ronda nella zona.
“Come sempre il Sindaco Ramazzotti deve avere segnalato al Questore qualche timore, ovviamente infondato, sulla natura della manifestazione. Incredibile che il primo cittadino di un paese faccia di tutto per mettere in cattiva luce i suoi concittadini. Ma da Ramazzotti siamo abituati a questo ed altro”.
Dopo l’inaugurazione in trasferta della nuova Piazza cittadina, nella notte il cartello è stato posizionato proprio nella sua posizione naturale, l’area circense, dove i presidianti di Opera hanno lottato contro tutto e tutti per il rispetto della legalità in una comunità martoriata da scelte scellerate del proprio Sindaco e delle istituzioni.
(Nelle foto: la nuova Piazza, la cerimonia inaugurale, il Presidio, i presidianti, la Piazza Presidio di Opera il giorno dopo)

giovedì 20 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: GIORNATA DELL’ORGOGLIO OPERESE

Opera, 20 dicembre 2007
Si celebra il 21 dicembre la giornata dell’orgoglio operese, il giorno in cui ad un intera cittadinanza si è risvegliata quella coscienza popolare che da tempo giaceva sopita nella rassegnazione.
Quel giorno di un anno fa, i cittadini di Opera, hanno riscoperto cosa significa far valere i propri diritti e dinanzi alla decisione del Sindaco diessino - oggi Partito Democratico - Alessandro Ramazzotti, di aiutare la sua collega milanese Letizia Moratti e sobbarcare la tranquilla Opera di un campo nomadi all’ingresso del paese, si sono mobilitati tutti, ma proprio tutti, dando vita al Presidio di Opera.
Un moto popolare che ha portato in quasi due mesi di rivolta civile all’allontanamento del campo nomadi imposto dal Sindaco, in primis, e poi dal Prefetto di Milano e dal Presidente della Provincia Filippo Penati.
Gli operesi hanno tenuto duro allestendo un vero è proprio accampamento dinanzi all’ingresso del campo nomadi con tanto di baracca per le vivande, bidoni con il fuoco per scaldarsi e wc da cantiere. Per resistere alle rigide temperature invernali hanno organizzato feste con grigliate, vin brulé e delle manifestazioni con cortei di migliaia di cittadini attraverso l’intero paese.
Due mesi di lotta contro le istituzioni, di faccia a faccia con decine di poliziotti e carabinieri fissi al presidio per controllare sia i rom del campo sia i manifestanti.
Una comunità messa alla gogna mediatica e fatta passare per razzista, egoista, nazista persino ma sempre fiera e ordinata nelle proprie dimostrazioni.
I rappresentanti dei cittadini, con il Capogruppo della Lega Nord Ettore Fusco in prima linea, hanno affrontato le istituzioni, il Prefetto, il Questore, l’opinione pubblica attraverso articoli di giornale sempre ostili ai residenti. Le televisioni che si occupavano di Opera in tutti i telegiornali sempre additando quei cittadini che volevano solo fare valere un proprio diritto. Addirittura le trasmissioni televisive con i collegamenti dal Presidio e poi ospiti da Gad Lerner con il combattivo Ettore Fusco trattato dal presentatore dell’Infedele alla stregua di un Hitler padano.
Ma l’opinione degli operesi non è mai cambiata, neppure oggi che sta per iniziare un processo contro nove cittadini rinviati a giudizio, tra cui il leghista Ettore Fusco, con vari capi di imputazione da cui spicca l’unico, verso un politico, di istigazione a delinquere nei confronti del capogruppo del carroccio che proprio la sera del 21 dicembre di un anno fa si metteva a capo di una protesta che grazie proprio a lui è rimasta composta ed entro limiti controllabili dalle forze dell’ordine.
Il Consigliere leghista ha guidato gli operesi nei due mesi di presidio coordinandone le attività di concerto con la Questura senza mai uscire dalla legalità. Sono giunti a Opera politici del calibro dell’Europarlamentare Mario Borghezio, dell’Assessore Regionale Davide Boni e poi ancora altri onorevoli leghisti e consiglieri regionali.
La cittadinanza ha capito di non essere strumentalizzata dal Carroccio, che invece né organizzava la protesta garantendone l’efficacia, nonostante soprattutto su televisioni come RAI 3 si parlasse solo di manifestazioni della Lega e di teste rasate sparse per il paese.
Ma i cittadini c’erano, e vedevano. Oramai disincantati per come sin dal primo giorno era stata trattata l’intera vicenda. A partire dalle bugie del Consiglio Comunale interrotto da teste rasate con bandiere di Lega Nord ed Alleanza Nazionale, che anche le riprese video di quella sera hanno dimostrato non ci fossero, e poi le visioni dell’Assessore Borghi, oggi possibile candidato sindaco per il centrosinistra che parlava di saluti romani nella sala consiliare per poi disgustare un’intera città con il suo personale saluto rivolto ai manifestanti anti rom il giorno dell’insediamento nel campo. Un gesto dell’ombrello tanto plateale da essere visto da centinaia di persone e dai funzionari di polizia presenti che hanno dovuto fare gli straordinari per trattenere la folla inferocita.
Ma tutto questo è passato ed oggi Opera ricorda il 21 dicembre positivamente, non come una giornata di disordini ed atti illegali, del resto il rogo è stato da subito stigmatizzato e condannato all’unanimità da tutti, ma come l’inizio di una nuova era. I moti popolari operesi hanno contagiato l’intera nazione che dal 21 dicembre 2006 è cambiata.
In tutta Italia da quel giorno è nata la consapevolezza che la presenza dei nomadi è un emergenza e che seppure non la si può sciogliere con un presidio, va affrontata e risolta.
Il programma della giornata su www.presidiodiopera.blogspot.com

mercoledì 19 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: NATALE RAZZISTA A OPERA, LA STORIA SI RIPETE

Opera, 19 dicembre 2007
Anche questo Natale sarà amaro per molti operesi, per tutti quelli che professano la fede cattolica ma che sempre più si stanno allontanando dall’Istituzione clericale per l’eccessiva politicizzazione della stessa.
Gli operesi hanno appreso con amarezza che la tradizionale messa di mezzanotte al Santuario della Madonna dell’Aiuto, la gesa vecia, sarà sostituita da una funzione anticipata alle ore 21 e che Don Michele, il parroco storico, il Monsignore vicino agli operesi da sempre, sarà tagliato fuori da un’usanza che rappresenta molto più di una semplice messa da anticipare o posticipare a proprio piacimento.
I cittadini vedono questa scelta della Curia come una punizione, una vendetta, un colpo di coda della balena che, agonizzante, dimentica quelli che dovrebbero essere i compiti della Chiesa ed i doveri che la stessa ha nei confronti dei fedeli.
Fedeli che, è opportuno ricordare ai parrucconi della Diocesi milanese, non credono nei rappresentanti del Clero bensì in Dio e nelle Sacre Scritture.
Nel Santuario di Don Michele si è creato un forte legame tra i fedeli e la Madonna. Quella Madonna che ha protetto il Santuario stesso da carestie, guerre e speculazioni. Quella Madonna che ha protetto il Santuario anche dalle cattiverie di una curia troppo attenta all’indotto e meno vicina ai fedeli.
Dopo la presa di posizione dell’ex parroco operese Don Renato a favore di un campo nomadi a Opera, in linea con la politica della Chiesa che si occupa anche di assistere questi luoghi, il non più giovane Don Michele restò vicino ai fedeli che erano tacciati di razzismo nel peggiore dei modi dai rappresentanti della parrocchia centrale. Fu così che a seguito del divieto di scambiarsi il segno della pace alla mezzanotte di Natale, tre giorni dopo il rogo delle tende al capo nomadi, molti fedeli abbandonarono Don Renato e la Parrocchia principale della cittadina per andare ad affollare le messe del Prete restato accanto alla gente.
Don Michele, infatti, rimase vicino ai parrocchiani quando mass media, politici, istituzioni e curia ne narravano con toni apocalittici le gesta xenofobe. Lui a differenza degli altri conosceva i suoi fedeli, ed erano tutto tranne che razzisti.
Ma le ragioni della gente vanno comprese, anche quando queste diventano estreme, ed un vecchio Parroco disinteressato dalla gestione d’interessi, che fanno solo belli i palazzi della Curia allontanando i fedeli, questo lo sa bene.
Così cominciò la guerra a Don Michele: incursioni d’alti prelati nelle sue messe, sostituzioni all’altare nel dire messa ed infine quest’affronto agli operesi tutti.
La messa di Natale, la tradizionale ed affollata funzione di mezzanotte che sparisce dall’antico Santuario fiore all’occhiello del Monsignor Don Michele Arnaboldi che ne cura, da oltre un lustro, l’aspetto estetico e quello interiore.
Quest’anno la chiesa perderà altri fedeli sacrificati all’altare della politica più becera, quella di chi non dovrebbe farne.
Molti fedeli purtroppo diserteranno la messa di mezzanotte, alla Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo che sarà, in ogni modo, piena visto che è l’unica autorizzata a dire messa per quattordicimila operesi, molti andranno però in parrocchie di comuni limitrofi ed alcuni fedeli hanno già annunciato di trovarsi a mezzanotte davanti al Santuario della Madonna dell’Aiuto dove, senza alcuna censura, potranno essere intonati canti natalizi per celebrare la Natività con un senso di gioia che prevarrà sui rancori del cattocomunismo che governa la parrocchia operese.
Quest’anno Don Michele non dirà messa a mezzanotte, ma i fedeli che andranno alla sua messa mattutina del giorno di Natale, e quelli che si ritroveranno a mezzanotte dinanzi al santuario, potranno gioire per il sentimento di Libertà che avranno nel cuore.

lunedì 17 dicembre 2007

OPERA SICURA, IN DUECENTO ALLA CENA DI NATALE

Ieri sera OPERA SICURA e la Lega Nord di Opera hanno realizzato insieme la Cena di Natale per fare gli Auguri ai propri sostenitori ed amici nel locale La Corte del Moro dove si sono potuti apprezzare, oltre al buon cibo, gli interventi del Capogruppo leghista Ettore Fusco, dell'On. Mario Borghezio, dell'On. Paolo Grimoldi e dell'Assessore Regionale Davide Boni.
Soprattutto, per gli amici di Lega Nord e Opera Sicura, è stata l'ennesima occasione per riunire tanti cittadini di buona volontà, e spiccato senso civico, e spronarli alla Presa del Municipio che avverrà questa primavera in occasione delle elezioni amministrative.

Il Carroccio sta affilando le spade... Ramazzotti e compagni sono avvertiti!

giovedì 13 dicembre 2007

PARLIAMO DI FILIPPO PENATI, IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI MILANO

L’INCLUSIONE DI FILIPPO
Avete mai sentito parlare di INCLUSIONE SOCIALE? Alla voce “inclusione” il Sabatini Coletti, Dizionario della Lingua Italiana recita testualmente: ”il fatto di inglobare nuovi elementi, nuovi dati in una serie, in una categoria, in un insieme preesistente”. A questo fate seguire l’aggettivo “sociale” e il gioco è fatto, la magìa di Filippo Penati, gran capo della Provincia di Milano, è servita su un piatto d’argento, anzi, di platino. Sì perché l’inclusione sociale ideata da Penati costa a tutti noi la bella somma di un milione e 404 mila euro, tutti soldi nostri, tutti soldi che qualcuno ha trattenuto dai nostri stipendi, dai nostri redditi o dalle nostre pensioni, e che gli amministratori di turno dovrebbero usare per le esigenze della nostra collettività, in questo caso della provincia ambrosiana.
Penati ha invece trovato il modo di ricompattare la sua traballante Giunta chiedendo e ottenendo i voti della sinistra radicale per acquistare quattro appartamenti in via Varanini a Milano, già occupati da 37 rom sgomberati alcuni mesi fa dal campo di via Capo Rizzato. Gli immobili saranno affidati alla gestione della Casa della Carità dell’onnipresente Don Colmegna che dovrebbe operare una specie di turn over tra gli inquilini rom. Ma la cosa più vergognosa è che la Provincia non percepirà alcun affitto per gli alloggi procurati, è tutto gratis, anzi è tutto pagato da noi. Penati però è soddisfatto per l’approvazione della delibera e ha dichiarato: “la destinazione è quella dell’uso per l’inclusione sociale di famiglie in difficoltà. Entro sei mesi la situazione attuale sarà risolta. Mi spiace per il disagio delle famiglie circostanti, ma non esiste nessun dato relativo all’aumento di crimini nella zona”.
Gli abitanti del quartiere non sembrano dello stesso avviso, dal momento che nei mesi scorsi hanno già dato vita a una raccolta di firme e hanno denunciato un forte incremento del senso di insicurezza. Ma non c’era proprio un modo migliore di spendere un milione e 404 mila euro, non c’erano categorie bisognose più meritevoli d’attenzione? Proviamo a pensare a quegli anziani che dopo un ricovero per malattia al loro ritorno trovano la casa occupata dagli abusivi. O agli anziani che percepiscono pensioni da fame che per ottenere un alloggio popolare devono sopportare lunghissimi anni d’attesa. E cosa dire dei non autosufficienti che non possono permettersi una badante? Magari la Provincia potrebbe mettere da parte il buonismo peloso e tendere una mano a chi lo merita, a chi accetta e rispetta le regole del vivere civile ma non per questo viene premiato, anzi. Magari sarebbe il caso di mettere da parte l’ipocrisia di chi si fa bello schierandosi sempre con i profittatori.
Magari sarebbe anche il caso di mettere da parte Penati. L’appuntamento, cari amici, è per maggio 2009. Non mancate.
Sandro Maj

sabato 8 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: 8 DICEMBRE 2007 VIA I ROM DALLA GANDINA

Opera, 8 dicembre 2007
E' tornata la legalità, almeno quella apparente, alla Cascina Gandina nella frazione Casoni di Pieve Porto Morone.
Tutti i rom parcheggiati nella cascina della curia lodigiana sono stati allontanati e ricollocati in altre realtà di cui neppure vogliamo sapere niente.
Il problema non lo hanno risolto ma solo spostato di qualche decina di kilometri così come la propria coscienza nessun rappresentante delle istituzioni ce l'ha a posto. Dalla Capitelli, Sindaco di Pavia al Prefetto Buffoni, passando attraverso tutti quei politici che hanno preso posizioni pro o contro i rom a Pieve Porto Morone ma che, di fatto, sono stati incapaci di fare qualsiasi cosa.Hanno perso tutti quelli che non hanno saputo fare altro che rilasciare dichiarazioni o fare promesse. Hanno perso le istituzioni che smistano rom disgregandone le famiglie con la consapevolezza che tanto poi si riuniranno altrove.
Unici soddisfatti i cittadini di Casoni che, finalmente dopo oltre tre mesi, potranno tornare alla propria vita e lasciare dietro le spalle un'esperienza da dimenticare al più presto.
Cittadini violentati dallo Stato, dai mass media e da tutti quei politici e rappresentanti delle istituzioni che ne hanno abusato diffamandoli e denigrandoli per la protesta pacifica portata avanti.
Persino il Ministro Ferrero, sollecitato evidentemente dai suoi militanti di rifondazione comunista pavese, si è espresso con toni apocalittici contro quelle venti, trenta persone che presidiavano tutti i giorni l'ingresso della Gandina.
Comunque è finita, Casoni e libera. Adesso si guarda avanti con la consapevolezza che a Pieve Porto Morone, come fu già a Opera, un altro sgarro non lo si accetta.
altre informazioni sul presidio su www.pieveportomorone.blogspot.com

martedì 4 dicembre 2007

SICUREZZA A TRECENTOSESSANTA GRADI... lettera di un Cittadino al Sindaco Ramazzotti in merito all'assemblea pubblica del 3 dicembre.

Buona sera.
Abito a Opera da settembre 2005. Una delle ragioni per cui avevo scelto di venire qui era la percezione di una maggiore attenzione al governo del territorio. Due anni di calvario in Via Golgi mi hanno fatto ricredere, e mi hanno fatto ricredere sull’efficacia dei meccanismi di partecipazione che tanto le stanno a cuore, e che di nuovo ci ripropone a fronte della latitanza del comune.

Le chiedo – e qualcuno le chiederà stasera – è vero che i cantieri sono rimasti aperti e non segnalati per anni, e lo sono tutt’ora? Quali e quante sanzioni sono state irrogate alle imprese a fronte delle numerosissime irregolarità segnalate dagli abitanti della zona? Dove erano i vigili? Ancora ieri c’erano tombini aperti sulla strada utilizzati per scarico abusivo (vedi foto), il palo famoso, quello “giuntato” con il filo di ferro con la catenaria ad altezza di furgone (2 metri e 60 misurato) è stato tolto solo di recente, la cabina elettrica in fondo a Via Di Vittorio continua ad esserci, con i cavi appoggiati alle macchine, interrati nell’erba senza cautele, ci sono macerie e rottami sepolti nei “prati”, non si vede un cartello che segnali le aree di cantiere e le strade non collaudate, i marciapiedi finiscono di colpo all’altezza del fosso, in curva.

Senza parlare degli abusi e delle difformità compiute nella costruzione dei fabbricati, degli incidenti sul lavoro (ho chiamato personalmente i vigili il 14.9.2006 per una “quasi folgorazione” di un operaio a causa di un cavo elettrico interrato fuori dal condotto che ha lasciato tutti al buio per diverse ore e cosa è successo dopo il rilievo? Il cavo è stato giuntato con nastro adesivo, e così lasciato per mesi, nell’acqua, poi interrato di nuovo. Auguri a chi per caso dovesse scavare in quel punto.

Solo alcuni esempi sotto gli occhi di chiunque, anche dei suoi, visto che mi risulta abiti girato l’angolo. Glie li faccio solo allo scopo di spiegarle perché non abbia più alcuna fiducia in questa giunta. Se vuole ce ne sono molti altri, sono sicuro che nella “terapia di gruppo” di stasera ve li racconteranno. Poi sarete bravissimi ad illustrare il nuovo piano e mandare a casa tutti contenti, o almeno un po’ più confusi.

Non ho idea se e qualcuno abbia guadagnato dalla “disattenzione” verso l’operato dei costruttori. Sostenerlo sarebbe demagogia elettorale, dopotutto Opera è un comune piccolo, non deve essere stato facile gestirli. Però io sono senz’altro più vittima di voi.

Non verrò infine questa sera perché – inevitabilmente – qualsiasi cosa si dica da qui alle elezioni non può che essere declinato in chiave di campagna elettorale: credo che le discussioni serie sul futuro del quartiere debbano aspettare dopo le elezioni, chiunque le vinca. Nel frattempo potete provare a farvi perdonare dando qualche segnale concreto: vi garantisco che anche se per tornaconto, sarà apprezzato. Tutte le occasioni di confronto che ci fossero nel frattempo non potrebbero che degenerare in scontro politico.

Per tutte queste ragioni, stasera resterò a casa a curare i bambini, e francamente non sono interessato a incontrarla, non almeno fino alla fine del mandato. Poi, se vorrà, sarò lieto di scambiare un paio di considerazioni con lei, a titolo personale.

Cordiali saluti,
Angelo Gatto
Il resoconto della serata è su: http://www.leganordopera.blogspot.com/

sabato 1 dicembre 2007

PRODI SCHIACCIA LA POLIZIA A DISCAPITO DELLA SICUREZZA

In 5000 a Milano nel corteo per la tutela degli operatori del settore della Pubblica Sicurezza giunti da ogni parte della Lombardia per manifestare, contemporaneamente ai colleghi di tutta Italia che dimostravano nella capitale, contro la politica del Governo Prodi che schiaccia il comparto tagliando sulle spese e gli investimenti per la sicurezza dei cittadini ed intacca, modificandone sia l'età che l'importo, la gestione pensionistica.
Con le categorie dei tutori dell'ordine che hanno sfilato dai bastioni di Porta Venezia fino a Via Manzoni, nel centro di Milano, c'erano anche molti cittadini comuni, diversi militanti della Lega Nord ed i cittadini di Opera Sicura che hanno dato vita al Presidio di Opera dove, poco meno di un anno fa prendeva il via il primo caso di rivolta civile nei confronti di una scelta condivisa da tutte le istituzioni in gioco, Prefettura, Provincia ed i comuni di Milano ed Opera, conclusasi poi vittoriosamente dai cittadini operesi con la tutela della sicurezza e l'allontanamento di un campo nomadi inviso ai residenti.
In quell'occasione fu forte in paese la presenza di forze di Polizia, molti agenti e militari dell'Arma dei Carabinieri si avvicendarono infatti per imporre un campo nomadi, voluto non certo da loro, ma anche per tutelare i cittadini che protestando civilmente misero a repentaglio la propria incolumità minacciata dai rom del campo, da quelli che al campo stesso avrebbero voluto accedere, dai militanti dei partiti dell'estrema sinistra e dai componenti dei centri sociali giunti a Opera da tutta la provincia e capitanati dall'ex capo del Leoncavallo, l'Onorevole di rifondazione comunista, Daniele Farina.
Opera Sicura, composta da civili sensibili alla questione della sicurezza, sostiene le ragioni dei poliziotti cui i tagli del Governo ridurranno mezzi ed organico.
In un epoca in cui la gente si sente sempre meno sicura Romano Prodi, con il suo esecutivo, pensa a rendere meno forte chi dovrebbe garantire la nostra sicurezza. Un controsenso tutto italiano cui Opera Sicura ha detto no, anche, partecipando alla manifestazione di oggi.