Opera: il meteo

martedì 25 dicembre 2007

IL NATALE DELL'UNITA' A OPERA

Innanzitutto BUON NATALE a tutti gli operesi, quelli di destra, di sinistra, della Parrocchia S.S. Pietro e Paolo e quelli del Santuario. Buon Natale proprio a tutti, ai credenti ed anche ai non credenti.
L'augurio più sentito è proprio per chi si è allontanato dalla Chiesa, e per chi non vi si è mai avvicinato, di ritrovare nel proprio cuore la fede cristiana.
La nostra religione non è solo ritualità e sottomissione all'istituto clericale, anzi, i princìpi di quanto viene professato nelle chiese cattoliche è il fondamento della nostra civiltà.
L'etica e la morale di noi tutti è frutto di una religione i cui albori risalgono a duemila anni fa. Tutti noi ne siamo consapevoli e, credenti oppure no, abbiamo formato una morale che riassume quello stile di vita di cui le sacre scritture ci parlano.
Chi non rispetta queste regole della vita civile, del resto, non rispetta neppure le regole fondamentali del nostro Stato, laico ma pur sempre di radice cristiana, che oggi purtroppo comincia a vacillare proprio nei princìpi e nella moralità cattolica.
Il nostro ritorno alla passione ed alla fede in Cristo, e nelle sacre scritture, è indispensabile alla crescita di un paese che sta diventando lo zimbello del mondo intero.
Dal maleducato in televisione all'assassino nel residence. Dal politico corrotto sempre assolto al vandalo che devasta la proprietà pubblica. I ladri nelle nostre case, gli scippatori, gli stupratori. Un paese devastato dalla perdita di valori e dalla mancanza di quella fede che è stata fondamento di civiltà e che, se sostituita da altre oppure semplicemente ignorata, non potrà più svolgere il ruolo educativo per due millenni riconosciutole.
A Opera quest'anno si è fatto un passo avanti. Il Parroco della Chiesa intitolata ai SS. Pietro e Paolo ha officiato messa a mezzanotte, celebrando l'avvento del Cristo e festeggiando il Natale, insieme al Monsignor Don Michele del Santuario della Madonna dell'Aiuto.
Una scelta che ha impedito la tradizionale messa di mezzanotte nel Santuario anticipata, per l'occasione, alle 21.30.
Don Olinto nella sua predica, un pò troppo lunga per chi è abituato ad ascoltare il Don Michele, ha parlato di unità, di pace ritrovata e incomprensioni appianate.
I fedeli hanno aspettato con ansia lo scambio della pace per tornare tutti fratelli, figli di Dio, dopo la violenza subita un anno fa quando, un Parroco poco avvezzo alla fede ed oggi non più a Opera, trasformava il pulpito in luogo da cui fare politica ed interessi, si nobili dal suo punto di vista, ma davvero lontani dalla professione della fede.
I fedeli operesi sono tornati uniti nella consapevolezza che non vi è più una Parrocchia che festeggia i rom e tratta come dei nazisti o, peggio ancora, come l'erode delle sacre scritture i cristiani e, soprattutto, i cittadini del nostro paese mentre l'altra accoglie tutti indipendentemente dalle idee e dalle azioni svolte.
Don Michele, al Santuario, non ha mai preso le parti di nessuno. Don Michele ha capito che il suo gregge non era smarrito ma semplicemente difendeva il proprio pascolo da chi regole non ha.
A contrapporsi, invece, quel Don Renato con il suo consiglio pastorale troppo vicino all'Amministrazione comunale. Un Don che leggeva il Manifesto e si faceva consigliare da troppi consiglieri di sinistra, che spaziavano dalla rifondazione alla cattocomunista margherita. Tutti schierati da un'unica parte, quella del Sindaco Ramazzotti perfettamente collimante con quella di Don Renato. Tutto per portare un campo nomadi a Opera.
Ma oggi le divisioni sono superate e, salvo una polemica sullo spostamento dell'orario della messa di Natale, che al Santuario è stata anticipata alle 21.30, i fedeli sono tornati in pace non con se stessi, come si è sentito dire, ma con la propria Parrocchia.
Questo è un messaggio che vogliamo lasciare soprattutto al nuovo Parroco, Don Olinto, che non si lasci condizionare da chi cerca di fare vedere divisioni tra i fedeli. Non è così. Casomai le divisioni sono tra il Consiglio Pastorale ed i fedeli. Divisioni che hanno portato all'allontanamento di molti fedeli che hanno smesso di seguire le messe. Fedeli che stanno tornando ma che vogliono smettere di sentirsi usati e denigrati da chi, come i cattocomunisti del Consiglio, fa tutt'altro che gli interessi della Chiesa. La Chiesa con la C maiuscola, quella che rappresenta la casa del Signore, la nostra casa, la nostra Fede.
In conclusione due parole sulle sciocchezze apparse su qualche giornale:
Mai e poi mai qualcuno di Opera Sicura, tanto più il sottoscritto, si è sognato di invitare i fedeli a disertare la messa di Natale di Don Michele alle 21.30 per manifestare a mezzanotte dinanzi al Santuario. Vero è che tra alcuni amici, dopo aver partecipato alla messa di Natale anticipata, si era pensato di andare a fare gli auguri a Don Michele proprio allo scoccare delle 24.
Ma visto che Don Michele è stato invitato a concelebrare nella Parrocchia centrale con Don Olinto e Don Danilo anche questi quattro amici hanno fatto gli auguri al loro Monsignore nell'affollatissima Chiesa di Opera.
Tutto questo con buona pace di chi ha scritto con troppa leggerezza queste cose ed in barba a quelle fanfare che hanno amplificato simili questioni, palesemente false, fino a farne una questione di importanza tale da passare in primo piano il giorno di Natale.
Poi magari, queste stesse persone, neppure sanno cosa sia una Chiesa o il rispetto della Fede Cristiana. Ma questo è un altro discorso.
Un augurio di Buon Natale a tutti.

domenica 23 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: TROPPE RAPINE A OPERA. RAMAZZOTTI DORME

Opera, 23 dicembre 2007
I furti nel nostro paese continuano ad aumentare, viviamo in un’emergenza criminalità mai patita prima ed il Sindaco operese riesce a prodigarsi per fare circondare da decine di poliziotti e carabinieri i gazebo della Lega Nord, di Ettore Fusco “il terribile”, mentre continua a sostenere che Opera sia un paesino tranquillo e non servano misure straordinarie per arginare la diffusione della delinquenza.
Ma dove vive Ramazzotti?
Quotidianamente molti operesi subiscono scippi e furti. Vengono derubati nelle proprie case e delle proprie vetture.
Aggrediti, malmenati.
Le aziende sono saccheggiate di notte e le attività commerciali di giorno. Eppure qualcuno ride se si parla di emergenza!
Ancora ieri è stato rapinato nel tardo pomeriggio l’affollato discount di Noverasco dove, due persone con il casco in testa e le pistole in mano hanno sottratto l’incasso della giornata e sequestrato per alcuni minuti dei clienti sottraendo loro il portafogli.
Sono giornate calde, queste che precedono le festività natalizie, eppure non si intensifica né la sorveglianza dei punti maggiormente a rischio né il presidio del territorio.
Ci domandiamo come il Sindaco Ramazzotti riesca a portare trenta agenti di Pubblica Sicurezza ad intimidire i cittadini che organizzano una grigliata nella piazza centrale del paese e non sia capace di fare circolare almeno gli agenti di Polizia Locale per prevenire qualche delitto.
Opera chiede sicurezza, la nazione intera chiede sicurezza, e la risposta delle istituzioni sono i campi nomadi sotto casa.
Il popolo deve tornare sovrano.

sabato 22 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: PIAZZA PRESIDIO DI OPERA

Opera, 22 dicembre 2007
In occasione dell’anniversario della rivolta operese, celebrata per la presa di coscienza di un senso d’appartenenza alla comunità di Opera - come precisato dal Consigliere Ettore Fusco - e non per il già mille volte deplorato gesto del rogo del campo nomadi in allestimento, è stata intitolata la piazza prospiciente l’area circense, laddove per 54 giorni gli operesi hanno dimostrato contro l’insediamento di un campo rom voluto dal proprio Sindaco, al Presidio di Opera.
Ieri sera un centinaio di operesi si sono ritrovati sfidando il gelo, come un anno fa, dietro il Municipio per ricordare proprio l’evento che ha unito una comunità ed ha portato una popolazione a fare rispettare la propria volontà.
La cerimonia di intitolazione della “Piazza Presidio di Opera” è avvenuta dietro il palazzo comunale da dove il 21 dicembre dello scorso anno cominciarono i disordini civili, che culminarono con il rogo delle tende destinate ai rom, poiché il Questore di Milano ha vietato manifestazioni sul “luogo del delitto”.
Per una sera Opera è tornata città blindata, per volontà di chissà chi, con una camionetta ed una jeep della Polizia davanti al Municipio, dieci agenti della Digos nei pressi del ritrovo dei presidianti, un auto dei Carabinieri fissa con quattro militari dell’Arma a controllare il gazebo degli operesi ed una pattuglia di ronda nella zona.
“Come sempre il Sindaco Ramazzotti deve avere segnalato al Questore qualche timore, ovviamente infondato, sulla natura della manifestazione. Incredibile che il primo cittadino di un paese faccia di tutto per mettere in cattiva luce i suoi concittadini. Ma da Ramazzotti siamo abituati a questo ed altro”.
Dopo l’inaugurazione in trasferta della nuova Piazza cittadina, nella notte il cartello è stato posizionato proprio nella sua posizione naturale, l’area circense, dove i presidianti di Opera hanno lottato contro tutto e tutti per il rispetto della legalità in una comunità martoriata da scelte scellerate del proprio Sindaco e delle istituzioni.
(Nelle foto: la nuova Piazza, la cerimonia inaugurale, il Presidio, i presidianti, la Piazza Presidio di Opera il giorno dopo)

giovedì 20 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: GIORNATA DELL’ORGOGLIO OPERESE

Opera, 20 dicembre 2007
Si celebra il 21 dicembre la giornata dell’orgoglio operese, il giorno in cui ad un intera cittadinanza si è risvegliata quella coscienza popolare che da tempo giaceva sopita nella rassegnazione.
Quel giorno di un anno fa, i cittadini di Opera, hanno riscoperto cosa significa far valere i propri diritti e dinanzi alla decisione del Sindaco diessino - oggi Partito Democratico - Alessandro Ramazzotti, di aiutare la sua collega milanese Letizia Moratti e sobbarcare la tranquilla Opera di un campo nomadi all’ingresso del paese, si sono mobilitati tutti, ma proprio tutti, dando vita al Presidio di Opera.
Un moto popolare che ha portato in quasi due mesi di rivolta civile all’allontanamento del campo nomadi imposto dal Sindaco, in primis, e poi dal Prefetto di Milano e dal Presidente della Provincia Filippo Penati.
Gli operesi hanno tenuto duro allestendo un vero è proprio accampamento dinanzi all’ingresso del campo nomadi con tanto di baracca per le vivande, bidoni con il fuoco per scaldarsi e wc da cantiere. Per resistere alle rigide temperature invernali hanno organizzato feste con grigliate, vin brulé e delle manifestazioni con cortei di migliaia di cittadini attraverso l’intero paese.
Due mesi di lotta contro le istituzioni, di faccia a faccia con decine di poliziotti e carabinieri fissi al presidio per controllare sia i rom del campo sia i manifestanti.
Una comunità messa alla gogna mediatica e fatta passare per razzista, egoista, nazista persino ma sempre fiera e ordinata nelle proprie dimostrazioni.
I rappresentanti dei cittadini, con il Capogruppo della Lega Nord Ettore Fusco in prima linea, hanno affrontato le istituzioni, il Prefetto, il Questore, l’opinione pubblica attraverso articoli di giornale sempre ostili ai residenti. Le televisioni che si occupavano di Opera in tutti i telegiornali sempre additando quei cittadini che volevano solo fare valere un proprio diritto. Addirittura le trasmissioni televisive con i collegamenti dal Presidio e poi ospiti da Gad Lerner con il combattivo Ettore Fusco trattato dal presentatore dell’Infedele alla stregua di un Hitler padano.
Ma l’opinione degli operesi non è mai cambiata, neppure oggi che sta per iniziare un processo contro nove cittadini rinviati a giudizio, tra cui il leghista Ettore Fusco, con vari capi di imputazione da cui spicca l’unico, verso un politico, di istigazione a delinquere nei confronti del capogruppo del carroccio che proprio la sera del 21 dicembre di un anno fa si metteva a capo di una protesta che grazie proprio a lui è rimasta composta ed entro limiti controllabili dalle forze dell’ordine.
Il Consigliere leghista ha guidato gli operesi nei due mesi di presidio coordinandone le attività di concerto con la Questura senza mai uscire dalla legalità. Sono giunti a Opera politici del calibro dell’Europarlamentare Mario Borghezio, dell’Assessore Regionale Davide Boni e poi ancora altri onorevoli leghisti e consiglieri regionali.
La cittadinanza ha capito di non essere strumentalizzata dal Carroccio, che invece né organizzava la protesta garantendone l’efficacia, nonostante soprattutto su televisioni come RAI 3 si parlasse solo di manifestazioni della Lega e di teste rasate sparse per il paese.
Ma i cittadini c’erano, e vedevano. Oramai disincantati per come sin dal primo giorno era stata trattata l’intera vicenda. A partire dalle bugie del Consiglio Comunale interrotto da teste rasate con bandiere di Lega Nord ed Alleanza Nazionale, che anche le riprese video di quella sera hanno dimostrato non ci fossero, e poi le visioni dell’Assessore Borghi, oggi possibile candidato sindaco per il centrosinistra che parlava di saluti romani nella sala consiliare per poi disgustare un’intera città con il suo personale saluto rivolto ai manifestanti anti rom il giorno dell’insediamento nel campo. Un gesto dell’ombrello tanto plateale da essere visto da centinaia di persone e dai funzionari di polizia presenti che hanno dovuto fare gli straordinari per trattenere la folla inferocita.
Ma tutto questo è passato ed oggi Opera ricorda il 21 dicembre positivamente, non come una giornata di disordini ed atti illegali, del resto il rogo è stato da subito stigmatizzato e condannato all’unanimità da tutti, ma come l’inizio di una nuova era. I moti popolari operesi hanno contagiato l’intera nazione che dal 21 dicembre 2006 è cambiata.
In tutta Italia da quel giorno è nata la consapevolezza che la presenza dei nomadi è un emergenza e che seppure non la si può sciogliere con un presidio, va affrontata e risolta.
Il programma della giornata su www.presidiodiopera.blogspot.com

mercoledì 19 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: NATALE RAZZISTA A OPERA, LA STORIA SI RIPETE

Opera, 19 dicembre 2007
Anche questo Natale sarà amaro per molti operesi, per tutti quelli che professano la fede cattolica ma che sempre più si stanno allontanando dall’Istituzione clericale per l’eccessiva politicizzazione della stessa.
Gli operesi hanno appreso con amarezza che la tradizionale messa di mezzanotte al Santuario della Madonna dell’Aiuto, la gesa vecia, sarà sostituita da una funzione anticipata alle ore 21 e che Don Michele, il parroco storico, il Monsignore vicino agli operesi da sempre, sarà tagliato fuori da un’usanza che rappresenta molto più di una semplice messa da anticipare o posticipare a proprio piacimento.
I cittadini vedono questa scelta della Curia come una punizione, una vendetta, un colpo di coda della balena che, agonizzante, dimentica quelli che dovrebbero essere i compiti della Chiesa ed i doveri che la stessa ha nei confronti dei fedeli.
Fedeli che, è opportuno ricordare ai parrucconi della Diocesi milanese, non credono nei rappresentanti del Clero bensì in Dio e nelle Sacre Scritture.
Nel Santuario di Don Michele si è creato un forte legame tra i fedeli e la Madonna. Quella Madonna che ha protetto il Santuario stesso da carestie, guerre e speculazioni. Quella Madonna che ha protetto il Santuario anche dalle cattiverie di una curia troppo attenta all’indotto e meno vicina ai fedeli.
Dopo la presa di posizione dell’ex parroco operese Don Renato a favore di un campo nomadi a Opera, in linea con la politica della Chiesa che si occupa anche di assistere questi luoghi, il non più giovane Don Michele restò vicino ai fedeli che erano tacciati di razzismo nel peggiore dei modi dai rappresentanti della parrocchia centrale. Fu così che a seguito del divieto di scambiarsi il segno della pace alla mezzanotte di Natale, tre giorni dopo il rogo delle tende al capo nomadi, molti fedeli abbandonarono Don Renato e la Parrocchia principale della cittadina per andare ad affollare le messe del Prete restato accanto alla gente.
Don Michele, infatti, rimase vicino ai parrocchiani quando mass media, politici, istituzioni e curia ne narravano con toni apocalittici le gesta xenofobe. Lui a differenza degli altri conosceva i suoi fedeli, ed erano tutto tranne che razzisti.
Ma le ragioni della gente vanno comprese, anche quando queste diventano estreme, ed un vecchio Parroco disinteressato dalla gestione d’interessi, che fanno solo belli i palazzi della Curia allontanando i fedeli, questo lo sa bene.
Così cominciò la guerra a Don Michele: incursioni d’alti prelati nelle sue messe, sostituzioni all’altare nel dire messa ed infine quest’affronto agli operesi tutti.
La messa di Natale, la tradizionale ed affollata funzione di mezzanotte che sparisce dall’antico Santuario fiore all’occhiello del Monsignor Don Michele Arnaboldi che ne cura, da oltre un lustro, l’aspetto estetico e quello interiore.
Quest’anno la chiesa perderà altri fedeli sacrificati all’altare della politica più becera, quella di chi non dovrebbe farne.
Molti fedeli purtroppo diserteranno la messa di mezzanotte, alla Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo che sarà, in ogni modo, piena visto che è l’unica autorizzata a dire messa per quattordicimila operesi, molti andranno però in parrocchie di comuni limitrofi ed alcuni fedeli hanno già annunciato di trovarsi a mezzanotte davanti al Santuario della Madonna dell’Aiuto dove, senza alcuna censura, potranno essere intonati canti natalizi per celebrare la Natività con un senso di gioia che prevarrà sui rancori del cattocomunismo che governa la parrocchia operese.
Quest’anno Don Michele non dirà messa a mezzanotte, ma i fedeli che andranno alla sua messa mattutina del giorno di Natale, e quelli che si ritroveranno a mezzanotte dinanzi al santuario, potranno gioire per il sentimento di Libertà che avranno nel cuore.

lunedì 17 dicembre 2007

OPERA SICURA, IN DUECENTO ALLA CENA DI NATALE

Ieri sera OPERA SICURA e la Lega Nord di Opera hanno realizzato insieme la Cena di Natale per fare gli Auguri ai propri sostenitori ed amici nel locale La Corte del Moro dove si sono potuti apprezzare, oltre al buon cibo, gli interventi del Capogruppo leghista Ettore Fusco, dell'On. Mario Borghezio, dell'On. Paolo Grimoldi e dell'Assessore Regionale Davide Boni.
Soprattutto, per gli amici di Lega Nord e Opera Sicura, è stata l'ennesima occasione per riunire tanti cittadini di buona volontà, e spiccato senso civico, e spronarli alla Presa del Municipio che avverrà questa primavera in occasione delle elezioni amministrative.

Il Carroccio sta affilando le spade... Ramazzotti e compagni sono avvertiti!

giovedì 13 dicembre 2007

PARLIAMO DI FILIPPO PENATI, IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI MILANO

L’INCLUSIONE DI FILIPPO
Avete mai sentito parlare di INCLUSIONE SOCIALE? Alla voce “inclusione” il Sabatini Coletti, Dizionario della Lingua Italiana recita testualmente: ”il fatto di inglobare nuovi elementi, nuovi dati in una serie, in una categoria, in un insieme preesistente”. A questo fate seguire l’aggettivo “sociale” e il gioco è fatto, la magìa di Filippo Penati, gran capo della Provincia di Milano, è servita su un piatto d’argento, anzi, di platino. Sì perché l’inclusione sociale ideata da Penati costa a tutti noi la bella somma di un milione e 404 mila euro, tutti soldi nostri, tutti soldi che qualcuno ha trattenuto dai nostri stipendi, dai nostri redditi o dalle nostre pensioni, e che gli amministratori di turno dovrebbero usare per le esigenze della nostra collettività, in questo caso della provincia ambrosiana.
Penati ha invece trovato il modo di ricompattare la sua traballante Giunta chiedendo e ottenendo i voti della sinistra radicale per acquistare quattro appartamenti in via Varanini a Milano, già occupati da 37 rom sgomberati alcuni mesi fa dal campo di via Capo Rizzato. Gli immobili saranno affidati alla gestione della Casa della Carità dell’onnipresente Don Colmegna che dovrebbe operare una specie di turn over tra gli inquilini rom. Ma la cosa più vergognosa è che la Provincia non percepirà alcun affitto per gli alloggi procurati, è tutto gratis, anzi è tutto pagato da noi. Penati però è soddisfatto per l’approvazione della delibera e ha dichiarato: “la destinazione è quella dell’uso per l’inclusione sociale di famiglie in difficoltà. Entro sei mesi la situazione attuale sarà risolta. Mi spiace per il disagio delle famiglie circostanti, ma non esiste nessun dato relativo all’aumento di crimini nella zona”.
Gli abitanti del quartiere non sembrano dello stesso avviso, dal momento che nei mesi scorsi hanno già dato vita a una raccolta di firme e hanno denunciato un forte incremento del senso di insicurezza. Ma non c’era proprio un modo migliore di spendere un milione e 404 mila euro, non c’erano categorie bisognose più meritevoli d’attenzione? Proviamo a pensare a quegli anziani che dopo un ricovero per malattia al loro ritorno trovano la casa occupata dagli abusivi. O agli anziani che percepiscono pensioni da fame che per ottenere un alloggio popolare devono sopportare lunghissimi anni d’attesa. E cosa dire dei non autosufficienti che non possono permettersi una badante? Magari la Provincia potrebbe mettere da parte il buonismo peloso e tendere una mano a chi lo merita, a chi accetta e rispetta le regole del vivere civile ma non per questo viene premiato, anzi. Magari sarebbe il caso di mettere da parte l’ipocrisia di chi si fa bello schierandosi sempre con i profittatori.
Magari sarebbe anche il caso di mettere da parte Penati. L’appuntamento, cari amici, è per maggio 2009. Non mancate.
Sandro Maj

sabato 8 dicembre 2007

COMUNICATO STAMPA: 8 DICEMBRE 2007 VIA I ROM DALLA GANDINA

Opera, 8 dicembre 2007
E' tornata la legalità, almeno quella apparente, alla Cascina Gandina nella frazione Casoni di Pieve Porto Morone.
Tutti i rom parcheggiati nella cascina della curia lodigiana sono stati allontanati e ricollocati in altre realtà di cui neppure vogliamo sapere niente.
Il problema non lo hanno risolto ma solo spostato di qualche decina di kilometri così come la propria coscienza nessun rappresentante delle istituzioni ce l'ha a posto. Dalla Capitelli, Sindaco di Pavia al Prefetto Buffoni, passando attraverso tutti quei politici che hanno preso posizioni pro o contro i rom a Pieve Porto Morone ma che, di fatto, sono stati incapaci di fare qualsiasi cosa.Hanno perso tutti quelli che non hanno saputo fare altro che rilasciare dichiarazioni o fare promesse. Hanno perso le istituzioni che smistano rom disgregandone le famiglie con la consapevolezza che tanto poi si riuniranno altrove.
Unici soddisfatti i cittadini di Casoni che, finalmente dopo oltre tre mesi, potranno tornare alla propria vita e lasciare dietro le spalle un'esperienza da dimenticare al più presto.
Cittadini violentati dallo Stato, dai mass media e da tutti quei politici e rappresentanti delle istituzioni che ne hanno abusato diffamandoli e denigrandoli per la protesta pacifica portata avanti.
Persino il Ministro Ferrero, sollecitato evidentemente dai suoi militanti di rifondazione comunista pavese, si è espresso con toni apocalittici contro quelle venti, trenta persone che presidiavano tutti i giorni l'ingresso della Gandina.
Comunque è finita, Casoni e libera. Adesso si guarda avanti con la consapevolezza che a Pieve Porto Morone, come fu già a Opera, un altro sgarro non lo si accetta.
altre informazioni sul presidio su www.pieveportomorone.blogspot.com

martedì 4 dicembre 2007

SICUREZZA A TRECENTOSESSANTA GRADI... lettera di un Cittadino al Sindaco Ramazzotti in merito all'assemblea pubblica del 3 dicembre.

Buona sera.
Abito a Opera da settembre 2005. Una delle ragioni per cui avevo scelto di venire qui era la percezione di una maggiore attenzione al governo del territorio. Due anni di calvario in Via Golgi mi hanno fatto ricredere, e mi hanno fatto ricredere sull’efficacia dei meccanismi di partecipazione che tanto le stanno a cuore, e che di nuovo ci ripropone a fronte della latitanza del comune.

Le chiedo – e qualcuno le chiederà stasera – è vero che i cantieri sono rimasti aperti e non segnalati per anni, e lo sono tutt’ora? Quali e quante sanzioni sono state irrogate alle imprese a fronte delle numerosissime irregolarità segnalate dagli abitanti della zona? Dove erano i vigili? Ancora ieri c’erano tombini aperti sulla strada utilizzati per scarico abusivo (vedi foto), il palo famoso, quello “giuntato” con il filo di ferro con la catenaria ad altezza di furgone (2 metri e 60 misurato) è stato tolto solo di recente, la cabina elettrica in fondo a Via Di Vittorio continua ad esserci, con i cavi appoggiati alle macchine, interrati nell’erba senza cautele, ci sono macerie e rottami sepolti nei “prati”, non si vede un cartello che segnali le aree di cantiere e le strade non collaudate, i marciapiedi finiscono di colpo all’altezza del fosso, in curva.

Senza parlare degli abusi e delle difformità compiute nella costruzione dei fabbricati, degli incidenti sul lavoro (ho chiamato personalmente i vigili il 14.9.2006 per una “quasi folgorazione” di un operaio a causa di un cavo elettrico interrato fuori dal condotto che ha lasciato tutti al buio per diverse ore e cosa è successo dopo il rilievo? Il cavo è stato giuntato con nastro adesivo, e così lasciato per mesi, nell’acqua, poi interrato di nuovo. Auguri a chi per caso dovesse scavare in quel punto.

Solo alcuni esempi sotto gli occhi di chiunque, anche dei suoi, visto che mi risulta abiti girato l’angolo. Glie li faccio solo allo scopo di spiegarle perché non abbia più alcuna fiducia in questa giunta. Se vuole ce ne sono molti altri, sono sicuro che nella “terapia di gruppo” di stasera ve li racconteranno. Poi sarete bravissimi ad illustrare il nuovo piano e mandare a casa tutti contenti, o almeno un po’ più confusi.

Non ho idea se e qualcuno abbia guadagnato dalla “disattenzione” verso l’operato dei costruttori. Sostenerlo sarebbe demagogia elettorale, dopotutto Opera è un comune piccolo, non deve essere stato facile gestirli. Però io sono senz’altro più vittima di voi.

Non verrò infine questa sera perché – inevitabilmente – qualsiasi cosa si dica da qui alle elezioni non può che essere declinato in chiave di campagna elettorale: credo che le discussioni serie sul futuro del quartiere debbano aspettare dopo le elezioni, chiunque le vinca. Nel frattempo potete provare a farvi perdonare dando qualche segnale concreto: vi garantisco che anche se per tornaconto, sarà apprezzato. Tutte le occasioni di confronto che ci fossero nel frattempo non potrebbero che degenerare in scontro politico.

Per tutte queste ragioni, stasera resterò a casa a curare i bambini, e francamente non sono interessato a incontrarla, non almeno fino alla fine del mandato. Poi, se vorrà, sarò lieto di scambiare un paio di considerazioni con lei, a titolo personale.

Cordiali saluti,
Angelo Gatto
Il resoconto della serata è su: http://www.leganordopera.blogspot.com/

sabato 1 dicembre 2007

PRODI SCHIACCIA LA POLIZIA A DISCAPITO DELLA SICUREZZA

In 5000 a Milano nel corteo per la tutela degli operatori del settore della Pubblica Sicurezza giunti da ogni parte della Lombardia per manifestare, contemporaneamente ai colleghi di tutta Italia che dimostravano nella capitale, contro la politica del Governo Prodi che schiaccia il comparto tagliando sulle spese e gli investimenti per la sicurezza dei cittadini ed intacca, modificandone sia l'età che l'importo, la gestione pensionistica.
Con le categorie dei tutori dell'ordine che hanno sfilato dai bastioni di Porta Venezia fino a Via Manzoni, nel centro di Milano, c'erano anche molti cittadini comuni, diversi militanti della Lega Nord ed i cittadini di Opera Sicura che hanno dato vita al Presidio di Opera dove, poco meno di un anno fa prendeva il via il primo caso di rivolta civile nei confronti di una scelta condivisa da tutte le istituzioni in gioco, Prefettura, Provincia ed i comuni di Milano ed Opera, conclusasi poi vittoriosamente dai cittadini operesi con la tutela della sicurezza e l'allontanamento di un campo nomadi inviso ai residenti.
In quell'occasione fu forte in paese la presenza di forze di Polizia, molti agenti e militari dell'Arma dei Carabinieri si avvicendarono infatti per imporre un campo nomadi, voluto non certo da loro, ma anche per tutelare i cittadini che protestando civilmente misero a repentaglio la propria incolumità minacciata dai rom del campo, da quelli che al campo stesso avrebbero voluto accedere, dai militanti dei partiti dell'estrema sinistra e dai componenti dei centri sociali giunti a Opera da tutta la provincia e capitanati dall'ex capo del Leoncavallo, l'Onorevole di rifondazione comunista, Daniele Farina.
Opera Sicura, composta da civili sensibili alla questione della sicurezza, sostiene le ragioni dei poliziotti cui i tagli del Governo ridurranno mezzi ed organico.
In un epoca in cui la gente si sente sempre meno sicura Romano Prodi, con il suo esecutivo, pensa a rendere meno forte chi dovrebbe garantire la nostra sicurezza. Un controsenso tutto italiano cui Opera Sicura ha detto no, anche, partecipando alla manifestazione di oggi.

venerdì 30 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: CONTRO PRODI PER LA SICUREZZA. 1° dicembre a Milano

Opera, 30 novembre 2007
Le Polizia protesta contro il Governo e la sua riforma del welfare che innalza l’età pensionabile e ne riduce i coefficienti che equiparano il mestiere dei lavoratori nel campo della Pubblica Sicurezza a quelli usuranti.
Un lavoro, quello di chi è preposto all’ordine pubblico, che oltre ad essere usurante è anche a rischio ma il Governo Prodi, che inanella un errore dietro l’altro, ha deciso di fare peggio ancora dei suoi predecessori ed innalzare l’età degli agenti di pattuglia riducendogli, nel contempo, la meritata pensione.
Opera Sicura è con gli agenti di Pubblica Sicurezza che sfileranno sabato mattina a Milano con partenza alle ore 9 da Piazza Oberdan ai bastioni di Porta Venezia per giungere dinanzi alla Scala dove si terranno i comizi delle organizzazioni sindacali rappresentative del comparto preposto alla difesa della nostra sicurezza.
Opera Sicura ed i cittadini del Presidio di Opera, che con le forze dell’ordine hanno condiviso due mesi di presidio per la legalità nel paese del sud milanese, solidarizzano con chi lotta per preservare i propri diritti dal saccheggio romanocentrico del Governo Prodi.
Uno Stato che combatte le sue forze dell’ordine è finito. Togliere agli agenti la dignità e l’onore di servire un Paese significa demotivare gli operatori del settore e diminuire la sicurezza degli italiani.

Nel pomeriggio, invece, ritrovo alle 17 in S. Ambrogio insieme alla Lega Nord per un corteo sino al carcere di S. Vittore. Gli uomini e le donne di Opera Sicura manifesteranno con il Carroccio contro l’indulto.
L’altro vergognoso attentato alla sicurezza perpetrato dal Governo di Prodi ai danni del Popolo italiano.

LA SICUREZZA PASSA ANCHE DALL'ILLUMINAZIONE

E dobbiamo dire che, anche questa volta, siamo riusciti a dare un servizio agli operesi. Infatti Ramazzotti ha provveduto a dare una dignitosa parvenza di luogo civile alla parte terminale di Via Moneta, questo solo dopo le numerose proteste dei cittadini, sempre inascoltati, ed il numero di novembre de "l'operese" che riportava un articolo sul tema con titolo: "VIA MONETA AL BUIO... E I LADRI FANNO RAZZIA".
L'articolo recitava, tra l'altro: "Cittadini obbligati a parcheggiare le auto in una strada assolutamente al buio per poi raggiungere, ovviamente a piedi, i portoni d’accesso alle abitazioni rischiando di fare le tristi esperienze di cui le cronache nazionali sono piene in questi giorni. Ramazzotti non faccia come Veltroni, che prima di mettere un lampione in una via deve assistere alla morte dei suoi concittadini, e provveda subito a dare un minimo di sicurezza ed una parvenza di civiltà a quei nuovi operesi cui lui ha permesso di entrare in edifici evidentemente non ancora ultimati. L’agibilità che è concessa agli occupanti di queste abitazioni, rilasciata nonostante manchino certificazioni ed i cantieri siano aperti, deve essere effettiva, reale e non data con leggerezza ai costruttori.Ramazzotti faccia subito mettere delle luci in Via Moneta, laddove manca illuminazione, e sappia che qualsiasi evento sinistro accadesse in quell’area sarà da addebitare all’irresponsabilità sua e del suo ufficio tecnico sempre solerte a concedere autorizzazioni e nulla osta a queste grandi imprese di costruzioni senza però, mai, preoccuparsi dei disagi patiti dai cittadini. Nel frattempo invitiamo tutti quelli che stanno subendo furti, in particolare nei garage e nelle vetture in sosta all’esterno dell’edificio, a sporgere denuncia al Sindaco Alessandro Ramazzotti in quanto responsabile del Comune di Opera."
Bene, siamo soddisfatti che il Sindaco sia intervenuto a sanare una situazione indecorosa e ad alto rischio sicurezza, ma vorremmo tanto vedere degli amministratori attenti ai bisogni dei cittadini pronti ad intervenire al primo sollecito degli stessi e non solo dopo l'affissione di manifesti, la produzione di volantini o la raccolta di firme.
Il Consigliere Ettore Fusco, come gli altri d'opposizione, deve essere messo in grado di prendere parte all'Amministrazione di Opera mediante una consulta sui temi più importanti per gli operesi e non invece essere ascoltato solo quando riesce a dare risalto mediatico ai disservizi e poi, ovviamente, essere infamato sulle pagine del periodico comunale e di quello del partito comunista, punto e linea, peraltro finanziato anche dal Comune di Opera.
Infatti, come hanno scritto sull'ultimo numero del giornalino del partito accusando proprio Ettore Fusco di mentire ai cittadini sulle telecamere che danno le multe a Fizzonasco, "non è corretto pensare che i cittadini siano dei babbei pronti a bersi qualsiasi piccola furbizia". Ma questa è un altra storia, quella dei brontosauri della politica operese che tangentopoli ha spazzato via dai posti che contano e che tentano sempre di rientrare dalla finestra. Pensano davvero che gli operesi non ricordino i loro nomi e le loro facce poiché scrivono usando pseudonimi o iniziali.
Ex sindaci, ex vicesindaci, ex assessori, ex presidenti di Asl, ex di tutto di più... anni fa già ci domandavamo quanto mancava alla loro estinzione, speravamo per tutti che fosse prossima a venire. Ma anche quest'anno sono ancora in pista per sostenere il loro candidato Sindaco, un altro politicante figlio di logiche di partito e del consociativismo spartitocratico.
Speriamo che lo capiscano pure, oltre a scriverlo, che: "non è corretto pensare che i cittadini siano dei babbei pronti a bersi qualsiasi piccola furbizia".
LA VOCE DELLA VIA MONETA:

giovedì 29 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: MA CHI PENSA AGLI ITALIANI?

Commentiamo una notizia sull’attività di Don Colmegna particolarmente attivo nell’assistenza ai rom ed a intrattenere fitti rapporti di collaborazione con le istituzioni nazionali e rumene.
Sarebbe intanto utile sapere se le spese per accogliere i sindaci rumeni in Italia sono state coperte dai contribuenti italiani, da quelli rumeni oppure versate dal Vaticano.
Inoltre è curioso che siano stati portati in viaggio premio quei sindaci che non solo hanno fatto niente per dare una dignitosa esistenza a chi scappa dalle proprie comunità ma, addirittura, così facendo li si premia mettendo in mostra quanto siamo accoglienti e come facciamo vivere i loro ex cittadini meglio che nel paese d’origine. In questo modo pubblicizziamo nei paesi di provenienza dei rom questa nostra bravura, che poi è quasi solo inutile propaganda da regime totalitario, incentivando un immigrazione che ci sta dando solo problemi.

CASA CARITA', OSPITALITA' PER 50 ROM E PRESTO "TEMPO INFANZIA"
by Omnimilano
La Casa della Carità "fa posto" alle famiglie rom di via San Dionigi, sgomberate a settembre, e ancora senza una sistemazione. La struttura di via Brambilla, che in questi giorni ospita i sindaci rumeni dei villaggi da cui provengono i rom che vivono a Milano, ha deciso di accogliere nei propri spazi altre 50 persone circa per avviare con loro "come già al Ceas del parco Lambro e con alcune famiglie che già vivono qui", spiega don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, "percorsi di inserimento lavorativo e autonomia". La decisione è stata presa con l'arrivo dell'inverno e l'impossibilità di lasciare le donne e i bambini al dormitorio di viale Ortles, dove si trovavano tuttora, che deve servire all'emergenza freddo. In questo modo la Casa della Carità ricongiungerà le famiglie (agli uomini era stata trovata una sistemazione provvisoria) e avvierà progetti di inserimento lavorativo basandosi "sul patto di socialità e legalità a cui sarà vincolata l'ospitalità". Nei piani di don Colmegna, inoltre, la creazione di "uno spazio tempo per l'infanzia per l'accoglienza delle madri rom con bimbi che non vanno ancora a scuola, fino a due o tre anni. Un modo per evitare che le donne con i bambini siano sulla strada e invece dare loro spazi di accoglienza durante il giorno".
Credo infine che queste siano notizie che si commentano da sole. Il buon Don Colmegna persevera nel dimenticare che in Italia esistono tanti poveri onesti, persino cattolici, e si occupa dei rom che per loro scelta vivono diversamente da noi. Concordiamo con chi dice che se li aiutiamo ad integrarsi possiamo vivere meglio tutti (e già questo la dice lunga su persone che oggi, non integrate, vivono un'esistenza al di fuori della legalità) ma Don Colmegna, ed i suoi collaboratori, non dimentichino che gli italiani poveri, per colpa sua che aiuta solo rom, muoiono di fame, di freddo e di solitudine.

domenica 25 novembre 2007

PRODI, RESTIAMO IN AFGHANISTAN

"Noi restiamo, ma serve una riflessione per impostare la futura presenza in Afghanistan con una strategia di lungo periodo con forte contenuto politico". Queste le parole del premier Romano Prodi dopo quanto accaduto al nostro militare morto eroicamente, nell'adempimento del proprio dovere, salvando la vita ad altre persone nell'attentato suicida in cui hanno perso la vita il Maresciallo Capo Daniele Paladini e nove civili Afgani tra cui sei bambini.
Non siamo di quelli che incolpano il Governo italiano dei caduti in guerra, poichè di guerra si tratta, ma siamo costretti a rilevare che Romano Prodi ha vinto le elezioni anche sulla politica pacifista portata avanti dalla sinistra a danno di Silvio Berlusconi "il guerrafondaio".
Eppure da quando siamo governati dalla sinistra di Prodi le partecipazioni ad azioni militari sono state rinforzate, sul fronte afghano ad asempio, e mai dismesse come promessoci in campagna elettorale.
La riduzione dei militari in Iraq è avvenuta, infatti, nel rispetto dei programmi dell'ex Primo Ministro Berlusconi senza il ritiro immediato promessoci da Bertinotti e Co. che sarebbe dovuto avvenire il giorno immediatamente successivo a quello del voto.
Se quelle persone che si fingevano pacifiste pur di propagandare contro Berlusconi avessero continuato la loro farsa anche dopo le elezioni, oggi forse, avremmo un eroe in meno ed un padre di famiglia in più.
Si facciano un esame di coscenza anche tutte quelle persone che esponevano le bandiere con i colori dell'arcobaleno e si chiedano cosa hanno ottenuto, anche se in buona fede, oltre al danno che hanno prodotto al nostro paese mettendolo nelle mani di Prodi, Bertinotti, Visco, Veltroni e compagni. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico!

sabato 24 novembre 2007

ATTACCO AGLI ITALIANI A KABUL, MUORE UN SOLDATO

ROMA - E' morto per le gravissime lesioni riportate uno dei quattro militari italiani rimasti feriti nell'attentato suicida avvenuto stamani alle porte di Kabul. Si chiamava Daniele Paladini - maresciallo capo dell'Esercito, del secondo reggimento pontieri di Piacenza - era nato a Lecce e viveva a Novi Ligure (Alessandria). Aveva 35 anni ed era sposato. Lascia una figlia di sei anni. Nell'attentato sono morti anche nove civili afghani, tra di loro sei bambini.Il maresciallo Daniele Paladini, è morto durante il trasporto all'ospedale militare di Kabul. Nell'attentato avvenuto stamane nella valle di Pagman sono rimasti coinvolti anche il Capitano dell'Esercito Salvatore Di Bartolo, dell'11° reparto Infrastrutture di Messina; il Capitano Stefano Ferrari, del 2° reggimento Pontieri di Piacenza; il Caporale Maggiore scelto Andrea Bariani, del 5° reggimento Alpini di Vipiteno. Tutti e tre sono lievemente feriti. (ANSA)
SOLIDARIETA' ED ONORE AL CADUTO ITALIANO IN TERRA STRANIERA.

SABATO 24 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE PER LA LEGALITA' A PIEVE PORTO MORONE

Anche Opera è con i pievesi che manifestano sabato sera per il rispetto della legalità nel comune del pavese dove sono stati trasferiti i rom sgomberati dall'area Ex Snia di Pavia.
Facciamo appello a tutte le forze democratiche affinchè manifestino con i cittadini di Casoni, la frazione interessata dall'insediamento coatto, per chiedere a gran voce che siano rispettate le leggi e non sia fatto passare il principio che il Sindaco di una grande città, con la complicità del Prefetto, possa sbarazzarsi dei suoi campi nomadi irregolari spedendoli nelle piccole realtà agricole che politicamente contano poco più di niente.
Noi ci saremo e speriamo altri si aggreghino. Sabato 24 dalle ore 20.30 a Pieve Porto Morone.

martedì 20 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: AMIANTO A OPERA

Opera, 19 novembre 2007
Alcuni cittadini operesi lamentano la presenza di amianto in Via Diaz.
Il problema dell’amianto è legato alle coperture dei vecchi edifici industriali che oggi versano in stato di semi abbandono in quanto divenuti non funzionali ai bisogni ed alle necessità degli industriali.
Opera ha diverse aree dismesse e tra queste vi è quella di Via Diaz dove, da diverso tempo, la proprietà cerca di interloquire con l’amministrazione per riqualificare gli unici capannoni ancora in piedi in un’area residenziale densamente abitata.
La Lega Nord ha manifestato la propria solidarietà a questi imprenditori che vorrebbero adeguare le proprietà a più consoni edifici abitativi che soddisferebbero peraltro le esigenze di chi cerca casa evitando nuove edificazioni. La giunta operese, al contrario, da un decennio predilige la cementificazione di aree verdi piuttosto che la conversione da industriale a residenziale di siti dove, oramai, le industrie sono solo un fastidio per i residenti delle abitazioni arrivate, grazie sempre alle scelte dei politici, a ridosso delle vecchie costruzioni industriali lasciate all’abbandono.
Personalmente ho sollecitato interventi di bonifica dall’amianto anche in altre zone di Opera, tra cui il Dosso Cavallino, dove però si rendono necessarie costose opere che i proprietari svolgerebbero solo se finalizzate ad un cambio di destinazione d’uso delle vecchie costruzioni.
L’amministrazione deve prendersi la briga di imporsi ai proprietari, con una bonifica e riqualifica degli stabilimenti, oppure concedere le autorizzazioni richieste dagli imprenditori stessi che chiedono la conversione al residenziale.

sabato 17 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: MAFIOSI A OPERA? NO GRAZIE. IL SINDACO INTERVENGA!

Opera, 17 novembre 2007
Nel carcere di Opera stanno predisponendo un reparto per i mafiosi in regime di 41 bis, il carcere duro di massima sorveglianza cui sono sottoposti i più pericolosi criminali di cosa nostra.
A Opera dimora Totò Riina dal 2002, quando svuotarono un intero piano del reparto femminile per dare ospitalità al più pericoloso uomo d’onore siciliano.
Oltre al famigerato “capo dei capi” soggiornano nel nostro carcere anche altri mafiosi in regime di carcere duro, sono sette, ma con la nuova iniziativa diventeranno, addirittura, oltre cento.
Da Opera passano troppi pezzi da novanta della criminalità organizzata, Provenzano, Lo Piccolo e molti altri ancora che costringono in certe situazioni a blindare il paese, è accaduto pochi giorni fa quando, ad esempio, siamo stati invasi da un esercito di carabinieri e poliziotti, preoccupandoci alquanto poiché si temeva un nuovo campo nomadi.
Siamo stanchi di subire le angherie di uno Stato padrone che non trova alcun ostacolo alle sue prepotenze. Il Sindaco di Opera è assente e non tutela i suoi cittadini che sono stanchi di essere vessati dalle tasse e non essere mai tutelati dalle scelte delle istituzioni a cui il popolo non può prendere parte.
Alessandro Ramazzotti prima di andarsene da Opera, dopo aver messo a ferro e fuoco il paese con il dissesto finanziario sancito dalla recente verifica ministeriale, con il tentativo d’imporre un campo nomadi a dicembre dello scorso anno, con la mancata opposizione all’inceneritore che da sei anni cerca solo una località dove la giunta sia favorevole o almeno assente come è il caso operese, con il mancato allargamento della Via Ripamonti in dieci anni di governo, con il mancato prolungamento del tram 24 fino a Opera dopo averne propagandato la riuscita almeno dieci volte, prima di andaresene, appunto, il Sindaco di Opera si batta per evitare che Opera diventi crocevia di pericolosi malavitosi provenienti dal meridione.
Pensavamo che fossero finiti i tempi del confino obbligato con cui venivano spediti al nord, a spese dei contribuenti, i mafiosi per trapiantarli dalle proprie regioni di origine dandogli persino la casa ed un lavoro. La Lega Nord, che nacque anche dalla necessità di contrastare quel vergognoso iter in vigore in un epoca in cui lo Stato esportava al Nord la delinquenza del mezzogiorno, è molto preoccupata dall’operato delle istituzioni che con la complicità delle amministrazioni locali sta effettuando la stessa operazione che credevamo di avere sconfitto come il peggiore cancro della democrazia italiana.
Ghettizzare nella nostra Opera i peggiori delinquenti di mafia, ndrangheta, camorra e sacra corona significa portare anche il loro indotto, che riteniamo sia florido e prolifico, proprio vicino alle nostre case.
Nel carcere di Opera ci sono due moschee ed una chiesa e questo già la dice lunga sulla provenienza dei delinquenti e pertanto anche dei visitatori e familiari ma, a concentrare tutti i mafiosi del sud in un comune del Nord, noi diciamo no!
Lo Stato si tenga i suoi condannati, magari a Roma, oppure li lasci nelle regioni d’origine senza trapiantare a Opera tutto un centro d’affari che tra “pizzini” e secondini compiacenti crediamo si sviluppi sempre più florido attorno ai luoghi di detenzione.
Alessandro Ramazzotti, Sindaco di Opera, sappia che la sua responsabilità in merito al degenerare di questa situazione è pari a quella dello Stato e dei detenuti eccellenti in quanto non ha mai contrastato questo fenomeno di colonizzazione mafiosa del suo Comune.

sabato 10 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: CORSO DI AUTODIFESA, SI PARTE ALL’ATTACCO

Opera, 10 novembre 2007
E’ finalmente partito il corso di autodifesa organizzato gratuitamente da Opera Sicura, l’anima civica del paese, che attraverso questa iniziativa rivolta a tutti, con particolare attenzione alle donne, offre una forte risposta alla richiesta di sicurezza che giunge dalla gente. Le istituzioni non ci fanno sentire sicuri, lo Stato non ci protegge, i politici fanno salotto in TV e dimenticano il popolo… e noi formiamo cittadini che circolano sicuri di giorno e di notte, dove c’è luce e dove il Comune ci lascia al buio. Operesi, e non solo, che sanno difendersi in caso di aggressione e che acquistano, soprattutto, una mentalità aperta che li porta ad intervenire anche in aiuto di chi, più debole, cade vittima di violenze o soprusi.
Opera, da un anno a questa parte, è cambiata. Il Presidio anti rom che ha spazzato via il campo nomadi all’ingresso del paese ha fatto storia ma, da allora, gli operesi sono cresciuti e si sono mobilitati contro l’inceneritore che, salvo follie che qualcuno pagherebbe con disordini civili, non si farà più. La strada che collega Opera a Milano, la Via Ripamonti, finalmente sarà ampliata. Sono iniziate le ronde notturne per vegliare sul sonno dei concittadini che stanno subendo tanti e troppi furti nelle proprie abitazioni e non si vuole aspettare che “ci scappi il morto” per entrare nella cronaca nera. Opera c'è, gli operesi pure.
Venticinque persone, in stragrande maggioranza donne, hanno preso parte al primo incontro di ieri sera nella palestra di Via Emilia dove il Consigliere Comunale della Lega Nord Ettore Fusco ha reso possibile l’evento in collaborazione con Sport Padania, il CONI dei lumbard.
La competenza dei due maestri in discipline orientali e sport da combattimento è stata determinante per la buona riuscita della serata che ha lasciato a bocca aperta i partecipanti scopritori di potenzialità che neppure immaginavano di avere a disposizione.
Le donne sono forti quanto gli uomini, basta una forte dose di autocontrollo e determinazione, che al gentil sesso non manca di certo.
Oltre al lato fisico, al corso, ci si occupa anche di tutti quei comportamenti ed atteggiamenti necessari a prevenire o dissuadere situazioni spiacevoli. Le Signore sono tornate a casa, dopo la prima lezione, con un nuovo spirito di raffrontarsi con il proprio paese. Non la paura del buio ma la padronanza della propria sicurezza e la consapevolezza di essere prima di tutto soggetto di diritti e pertanto libere di uscire di casa anche la sera.
Non è stato scalfito lo spirito di serenità, all’interno della palestra, neppure dalla notizia del rinvio a giudizio per i fatti del 21 dicembre dello scorso anno e per i quali, il Capogruppo leghista Fusco, è adesso destinato a difendersi in tribunale dall’accusa di istigazione a delinquere.
“Quello che mi sorprende è la cadenza dei passi intrapresi dalla Magistratura: la conclusione delle indagini che preludeva la richiesta del mio rinvio a giudizio è giunta alla vigilia della manifestazione di fine luglio contro l’inceneritore nel nostro paese. La richiesta del PM di rinvio a giudizio ha coinciso con la mobilitazione contro le multe dei T-RED a Pieve Emanuele e subito dopo il comizio tenuto, con l’Europarlamentare Mario Borghezio, al presidio anti rom di Pieve Porto Morone.
Questo rinvio a giudizio giunge invece, una settimana dopo l’inizio delle ronde cittadine, nel giorno in cui si apre il corso di difesa personale.
Come si usa dire: tre indizi fanno una prova. E’ già tutto scritto, anche la sentenza finale”.

martedì 6 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: FINALMENTE A OPERA I CORSI DI AUTODIFESA

Dall'esigenza di sentirsi più sicuri quando si torna a casa la sera, quando si fa la spesa al mercato oppure si ritira la pensione all'ufficio postale è nata l'idea di dare un servizio, utile alla cittadinanza, mediante l'insegnamento delle tecniche di difesa personale indispensabili, al giorno d'oggi, a potersi sentire sicuri quando ci si sposta da soli o accompagnati.
Dal corso, che offriamo gratuitamente ai cittadini, non nasceranno giustizieri della notte o rambo di campagna ma semplicemente persone con una maggiore forza d'animo che nasce dalla consapevolezza di sapersi difendere in caso di aggressione e, soprattutto, gente capace di fare capire ai molti delinquenti in circolazione che se le forze dell'ordine non fanno in tempo ad intervenire, in caso di attacco, anche la persona più mite è in grado di reagire e mettere in fuga chi attenta alla sua incolumità o quella dei suoi cari.

Soprattutto dobbiamo tornare a saperci difendere tanto in strada quanto nelle nostre case dove la brutalità di persone senza scrupoli ha la meglio sul nostro stile di vita tranquillo che ci ha reso tutti un pò troppo agnelli dinanzi ai lupi che invadono i nostri paesi. In Svizzera le pecore bianche di Blocher scalciano fuori dalla propria nazione le pecore nere portando il partito della sicurezza al primo posto nel gradimento popolare. In Italia siamo abituati a scoprire i problemi solo quando "ci scappa il morto" ma poi ci si dimentica presto.

Il corso di difesa personale che non ha scadenza, ma è aperto a tempo indeterminato, è offerto dal Capogruppo del Carroccio Ettore Fusco in collaborazione con Sport Padania, Opera Sicura e la Sezione cittadina della Lega Nord.

sabato 3 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: A SPASSO PER LA CITTA'

L'iniziativa sembra sia destinata ad avere un gran successo poiché sono gli operesi a chiederne la promozione attraverso Opera Sicura. Dobbiamo riappropriarci del nostro Paese e vivere le strade, le piazze ed i parchi che incorniciano le nostre abitazioni. Da ieri sera infatti siamo tornati a passeggio per le strade operesi come ai tempi del Presidio quando centinaia di operesi, ogni giorno, si avvicendavano in un importante controllo del territorio che ha portato, grazie alla semplice presenza dei cittadini, al rispetto della legalità. Adesso torniamo ad avere un appuntamento fisso con la nostra coscienza civica, un impegno limitato nel tempo che produrrà maggiori garanzie di sicurezza per i concittadini che chiedono una presenza più assidua delle Forze dell'Ordine e soprattutto la promessa del rispetto di un "Patto di Legalità nostrano". Le istituzioni devono impegnarsi a sottoscrivere un patto, proprio come quello che hanno fatto sottoscrivere ai rom di Opera per primi esportandone poi l'esempio. Bene, questa volta vogliamo che a promettere di rispettare le leggi siano proprio quelle istituzioni preposte a farle rispettare dagli altri. Rispettare una legge non significa solo non rubare, non picchiare la moglie o non far mendicare il proprio figlio. Rispettare la legge può anche significare arrestare i malviventi, identificarli, processarli ed espellerli.
Opera Sicura è scesa in campo con tutti i suoi mezzi ed annuncia battaglia aperta a chi non rispetta o non fa rispettare le leggi. Nessuna ostilità particolare verso alcuna etnia ma dura lotta a tutte le situazioni di illegalità gestite da italiani o stranieri.
Quello che ci prefiggiamo è la riconquista di un diritto fondamentale di ogni Popolo. Quello di sentirsi protetto dal proprio Governo e noi a Opera dobbiamo ricreare le condizioni tali per cui i cittadini possano sentirsi sicuri grazie ai tutori dell'ordine preposti.

venerdì 2 novembre 2007

COMUNICATO STAMPA: LUTTO PER GIOVANNA REGGIANI

Lo Stato proclami il lutto nazionale per una connazionale uccisa barbaramente da uno straniero abusivo con la complicità delle istituzioni latitanti sui temi della sicurezza e dell'immigrazione incontrollata. Ci fanno letteralmente schifo, e termine più appropriato ci è difficile trovarlo, i politici italiani che non muovono un dito per dare ai propri connazionali almeno i diritti che vengono riconosciuti a barbari che occupano il nostro suolo senza essere degni neppure di mangiarne la polvere. Tutti, da destra a sinistra, si affannano a rimpallarsi le colpe di un omicidio che non sono da imputare solo a quel rom, che sarà presto libero di tornare a delinquere, ma vanno equamente distribuite ai sindaci romani che hanno permesso il degrado di Tor di Quinto, ai governanti di Roma ladrona che mangiano proprio in quella città ed a tutti coloro che permettono a gente abusiva di occupare illegalmente anche un solo centimetro quadrato della nostra nazione.
Opera Sicura è con la famiglia di Giovanna Reggiani. Siamo estremamente vicini al marito della Signora Giovanna, un servitore dello Stato tradito dalla bandiera che invece lui, Ammiraglio della Marina Militare, serve con dignità ed onore.
Purtroppo le fanfare di regime sono arrivate a suonare la musica dell'interventismo e della tolleranza zero, dopo l'ennesima vittima dell'inefficenza di Stato, ma domani dimenticheranno quanto accaduto e torneranno a parlare di quanto siano utili all'Italia gli stranieri e di quanto sia giusta l'integrazione che dobbiamo favorire a costo delle vite umane dei nostri cari.
E' una vergona dinanzi la quale è difficile trovare le giuste parole. L'unica certezza è che dobbiamo chiedere scusa alle vittime di queste vili aggressioni cui sono sottoposti tutti i giorni troppi uomini e donne innocenti. Dobbiamo chiedere scusa poiché se ci ribellassimo ciò non accadrebbe. Ma sono passati i tempi delle rivoluzioni!

mercoledì 31 ottobre 2007

COMUNICATO STAMPA: LE ILLAZIONI DELL’ASSESSORA PROVINCIALE CORSO

Opera, 31 ottobre 2007
Nella trasmissione di Telenova “linee d’ombra” di ieri sera 30 ottobre 2007 l’Assessora Provinciale Corso si è lasciata andare a velate illazioni su quanto alcuni operesi presenti alla trasmissione avrebbero fatto, nel suo immaginario, la sera del 21 dicembre 2006 in occasione del rogo delle tende destinate ad ospitare un campo nomadi a Opera.
Non avendo argomenti da contrapporre alla rabbia dei cittadini esasperati dall’atteggiamento delle istituzioni e, in particolare, di questi politici di estrema sinistra che si vestono da rom e portano la propria solidarietà ai campi nomadi, la Corso ha dovuto esibirsi in un show tutto suo dove, innanzitutto ha dichiarato che a Opera stava funzionando il progetto di integrazione dei rom dimostrando proprio che il progetto non era temporaneo, dopo di ché ha contestato la presenza di alcuni operesi al presidio di Treccani degli Alfieri dove, forse la Comunista Italiana non sa che, a cinque kilometri da Opera si vive l’ulteriore disagio legato alla presenza di un campo abusivo.
Avendoci convinto proprio del fatto che a Opera avremmo dovuto accettare il campo per essere immuni dalle scorribande dei rom i quali, secondo questi esperti da poltrona, delinquono sempre lontani da dove risiedono, ci domandiamo come mai la Corso non capisce che i rom di un campo a cinque kilometri dal nostro paese ci possano preoccupare.
L’Assessora Provinciale non è nuova ad esternazioni che riguardino Opera e quanto è accaduto nei mesi del presidio. In particolare la Signora Corso, rimproverando quei cittadini che “sbagliano vedendo delinquenti dappertutto”, citava tre mesi fa l’attesa dell’esito del procedimento aperto presso la magistratura di Milano, per il quale il Capogruppo operese Ettore Fusco della Lega Nord sarebbe indagato per istigazione a delinquere a proposito dell’incendio al campo rom di Opera, quasi fosse una conferma delle sue considerazioni sulla gravità delle posizioni di chi crede di “risolvere il problema fomentando odio e discriminazione”.

martedì 30 ottobre 2007

COMUNICATO STAMPA: OPERA GAGIA AL SAN FEDELE

Opera, 30 ottobre 2007
Apprendiamo dai quotidiani che questa sera all’Auditorium San Fedele i gesuiti dell’associazione “Popoli” organizzano la proiezione del film documentario Opera Gagia. Documento prodotto dalla Provincia di Milano che tratta il tema dell’immigrazione e dell’integrazione dei rom nella nostra città ricostruendo l’evento che ha trasformato il modo di porsi, dinanzi alla questione campi nomadi, di un intera nazione.
Dopo la proiezione si terrà un dibattito cui parteciperanno oltre al regista Antonio Bocola, Tommaso Vitale, docente di Sociologia nell’Università di Milano Bicocca, esponenti dell’associazionismo e rappresentanti delle comunità rom di Milano.
Ovviamente gli organizzatori si sono guardati bene dall’invitare, non volendo certo fare informazione ma propaganda politica, qualche operese che il presidio l’ha vissuto.
Naturalmente Opera Sicura, l’associazione nata dal Presidio di Opera, deplora un simile atteggiamento da parte di chi si professa portatore di verità, addirittura assolute nel caso specifico, sottolineando come certe istituzioni cui siamo anche noi devoti perdano di credibilità per allinearsi a chi vuole gestire un fenomeno illegale per meri interessi terreni che mal si sposano, in particolare, con quelli della Chiesa.

mercoledì 24 ottobre 2007

COMUNICATO STAMPA: LA GIUSTIZIA E' LIBERA DI COLPIRE ANCORA, UN ONESTO.

BORGHEZIO : A STRASBURGO LA "CASTA" DEI PARTITI CENTRALISTI CONSEGNA L'ONESTO GOBBO NELLE MANI DEI MAGISTRATI POLITICIZZATI

Il voto con cui l'Aula di Strasburgo ha prima respinto la richiesta, formulata da un altro gruppo, di rinvio in commissione giuridica dell'esame della posizione dell'On. Gobbo - richiesta in quanto all'epoca dei fatti imputatigli (inchiesta Papalia) non era ancora europarlamentare - e, successivamente, il voto contrario alla concessione dell'immunità per questi stessi fatti, dimostrano due cose.
Primo che, nella democrazia europea, non viene tutelata la libertà politica e di espressione di chi combatte con le mani pulite ed assumendosi piena responsabilità delle proprie parole e delle proprie azioni, infrangendo un principio fondamentale della civiltà giuridica europee;
Secondo, che la "casta" politica, arroccata nella difesa dei propri interessi, è pronta a difendere magari chi commette atti disdicevoli dal punto di vista della pubblica amministrazione e della correttezza, mentre è pronta ad avallare la persecuzione politica, da parte di magistrati politicizzati contro chi si batte per la libertà del suo popolo.
Invito i Patrioti Padani ad esprimere una calorosa e piena solidarietà al grande Patriota Gian Paolo Gobbo.
Con queste parole, dell' Europarlamentare Mario Borghezio, abbiamo appreso che l'Onorevole Veneto Gian Paolo Gobbo è stato ingiustamente lasciato in mano alla magistratura italiana che perseguita ancora chi si macchia di reati assurdi che dovrebbero essere cancellati in quanto limitativi della libertà di parola. In Italia tali reati sono, oltretutto, tanto più gravi quanto più commessi da persone lontane dal mondo della sinistra. Sinistra garantista quando si tratta di salvare ministri, deputati o senatori della propria parte politica, forcaiola invece quando si tratta di colpire onesti e valorosi combattenti, armati solo della propria voce e del coraggio dei giusti, per la libertà delle genti del Nord. Opera Sicura ed Ettore Fusco, in prima persona, sono vicini al Sindaco veneto di Treviso vittima dell'ennesima ingiustizia perpetrata, questa volta dal Parlamento Europeo, nei confronti della voce della coscienza popolare. Affligge soprattutto la consapevolezza che l'Europa dei Popoli resterà per sempre un utopia a vantaggio di una comunità di potenti che occupa nazioni complici, corrotte e corruttibili a fini meramente economici e di amministrazione spiccia. In questo panorama l'Onorevole Gian Paolo Gobbo viene colpito per non avere commesso alcun reato riconoscibile da una comunità democratica quale dovrebbe essere quella del Parlamento di Strasburgo e, letteralmente, gettato in pasto al Giudice Papalia.
Dopo i sette anni di prigione del "Bepìn" Segato per "l'assalto" al campanile di San Marco a Venezia, la condanna di Tosi e dei suoi militanti di Verona per aver chiesto di non vivere accanto agli zingari, dopo le decine di parlamentari leghisti vittime di svariate angherie politiche necessarie a tappare qualche bocca e dopo, infine, analoga sorte preannunciata per il Consigliere operese Fusco, colpevole di avere sostenuto una causa popolare contro un campo nomadi, si torna a colpire in alto. L'Onorevole Gobbo rappresenta la dedizione per la causa autonomista del Popolo Veneto. Colpirlo è indispensabile per qualcuno.
Onore a Gian Paolo Gobbo, libero federalista veneto.

venerdì 19 ottobre 2007

LA LEGGE LEVI - PRODI E LA FINE DELLA RETE

Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet.
Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro.
I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video. L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog?
La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura.
Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”. Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili.
"Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia. Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico" questo è il commento di Beppe Grillo, un comico che con il suo Blog sta uccidendo la classe politica italiana, ma noi che siamo semplici cittadini, comitati, associazioni, volontari, religiosi, sportivi e chi più ne ha più ne metta... che fine faremo? imbavagliate vittime sacrificali all'altare della libertà di pensiero svanita nel nulla?
Ps: Chi volesse esprimere la propria opinione a Ricardo Franco Levi, prima che sia troppo tardi e diventi reato anche inviare e-mail, può scrivergli a: levi_r@camera.it
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martedì 16 ottobre 2007

COMUNICATO STAMPA: NO AL DAZIO DI MILANO

Facciamo pagare il Dazio a chi esce da Milano ed attraversa il nostro paese... vediamo se la Moratti considera ancora valido il provvedimento che intende prendere.
Opera, 16 ottobre 2007
Opera Sicura manifesta con i verdi del sud Milano questa mattina a Noverasco, frazione di Opera a confine con Milano, contro l’istituzione dei ticket d’ingesso alla città fortemente voluti dalla Giunta meneghina del Sindaco Letizia Moratti. Il problema dell’inquinamento non lo si risolve facendo cassa a danno dei cittadini obbligati a recarsi nel capoluogo, dipendendo da esso per tutta la burocrazia che le leggi impongono, per qualsiasi pratica da svolgere e per il proprio lavoro. Molti lavoratori utilizzano il mezzo privato poiché inadeguata la rete dei trasporti pubblici e la Moratti non può prendere questa scusa per piazzare un’ulteriore gabella, dopo le telecamere sparse in tutta la città e l'aumento dei biglietti ATM, per penalizzare chi va suo malgrado a Milano.
A differenza dei verdi, di cui apprezziamo questa azione di protesta cui ci siamo aggregati, siamo però fermamente contrari anche alla sola ipotesi di pagare qualcosa per entrare in città ed il dazio simbolico istituito all’altezza del carcere di Opera simboleggia per noi proprio quello che accadrà se viene attuato il ticket d’ingresso: Un pedaggio in uscita che tutti i milanesi, che vorranno attraversare il territorio comunale operese, dovranno pagare. Il carcere operese rappresenta invece il luogo dove dovrebbero soggiornare gli amministratori incapaci che pensano solo alle gabelle con cui vessare i padani che cominciano ad averne piene le scatole.

giovedì 11 ottobre 2007

T-RED PIEVE EMANUELE: PRONTI I RICORSI DELLA LEGA NORD. SCOMPIGLIO NELLA MAGGIORANZA.

Sono finalmente pronti i ricorsi contro le famigerate multe ai semafori di Pieve Emanuele. La sezione cittadina della Lega Nord di Pieve Emanuele, avvalendosi della consulenza super-parte degli avvocati Chiusolo e Marino di Pavia, ha finalmente messo a disposizione il testo del ricorso. "I legali da me consultati, afferma il responsabile della sezione di Pieve Emanuele Antonelli Pier Paolo, dopo un intenso lavoro di studio della documentazione prodotta dalla cittadinanza e dalla amministrazione comunale di Pieve Emanuele, e dopo svariati sopralluoghi ove sono ubicati i famigerati T-Red, hanno finalmente redatto i due modelli di ricorso da utilizzare. Chi presenta il ricorso non può cumulare quello al Giudice di Pace a quello al Prefetto, ma deve scegliere. Nel caso in cui decida per quello al Prefetto, se quest'ultimo dovesse rigettarlo, è possibile fare opposizione al Giudice di Pace. Se si decide per il Giudice di pace, in caso di rigetto è possibile fare appello in Tribunale. Inoltre, se si ricorre presso il Prefetto di Milano, è sufficiente inviare loro tramite raccomandata con ricevuta di ritorno il ricorso in originale e gli atti che si producono, tenendo una copia di tutto, mentre, per quanto riguarda il Giudice di Pace o si deposita l'originale del ricorso e degli atti + 3 copie, oppure si invia il tutto anche a loro tramite raccomandata con ricevuta di ritorno. Sono convinto che l’impegno della Lega Nord, prosegue Pier Paolo Antonelli, sarà gradito dalla cittadinanza e dimostra che il mio movimento si pone prima di tutto a favore della popolazione, al di là degli schieramenti politici, nonostante le aspre critiche ricevute da taluni esponenti di maggioranza e il tentativo di oscurare i buoni propositi del Carroccio". Le copie dei ricorsi sono disponibili sul blog http://www.leganordopera.blogspot.com/.
Tutti attendono l’esito dei ricorsi presentati mentre nella maggioranza pievese si è ora creata una spaccatura che rischia di anteporre la Lega Nord al resto degli alleati di governo.

martedì 9 ottobre 2007

ECCO DOVE FINISCONO LE AUTO RUBATE DAI ROM

Quante volte ci siamo domandati che fine fanno le nostre auto quando vengono rubate? Alcune le abbiamo ritrovate in Via Bonfadini, alle spalle dell'ortomercato, dove un paio di famiglie rom con le proprie roulotte custodiscono questo autoparco irregolare all'interno di un piazzale che confina con l'accampamento dei nomadi di origine italiana proprio dietro il muro di cinta.
In luoghi come questo vengono portate le nostre auto appena sottratteci e smontate per poi essere rivendute come pezzi di ricambio ai carrozzieri o agli autoricambisti compiacenti.
Vi è anche una vendita al dettaglio a gente comune, senza scrupoli, che non si rende forse conto di commettere il reato di ricettazione recandosi dal "rottamaio abusivo".
Questo malcostume deve finire, non è accettabile che a Milano vi possano essere simili luoghi tollerati dalle istituzioni che è impensabile non si rendano conto che esistono cataste di auto ammassate in prossimità di campi nomadi.
Da Opera Sicura la solidarietà ai cittadini vittime di quanto accade a causa delle carenze dello Stato.
PS: chi dovesse riconoscere la propria macchina nella foto la può recuperare in Via Bonfadini, a Milano.

domenica 7 ottobre 2007

LA VERGOGNOSA SENTENZA PER I QUATTRO MORTI DI APPIGNANO DEL TRONTO.

C'è tensione e rabbia ad Appignano del Tronto dopo la condanna a sei anni e mezzo per Marco Ahmetovich. Il rom che lo scorso aprile ubriaco, alla guida del suo furgone, travolse e uccise 4 ragazzi, non farà un giorno di carcere, ma sarà ospitato in un residence a Grotta a Mare in provincia di Ascoli Piceno. "Ti uccideremo" gli hanno urlato gli amici delle quattro vittime a cui il rumeno ha spezzato le vite ed i cui genitori sono comprensibilmente sconvolti ed esterrefatti. E' come se gli avessero ucciso per la seconda volta i figli. Marco Ahmetovich, da un campo nomadi irregolare, beneficerà dell'ospitalità in un residence in riva al mare per sei anni e mezzo, salvo buona condotta ed indulto... proprio una bella vacanza premio. QUESTA NAZIONE E' UNA VERGOGNA!
QUESTA NON E' L'ITALIA CHE CI HANNO LASCIATO I NOSTRI PADRI. NON POSSIAMO LASCIARE AI NOSTRI FIGLI UN PAESE SENZA DIGNITA'. DOBBIAMO TORNARE AD ESSERE PADRONI A CASA NOSTRA, E' UN DOVERE MORALE!

sabato 6 ottobre 2007

No Termovalorizzatore a Opera. Petizione online.

No Termovalorizzatore nel sud Milano Petition
La raccolta firme su modello cartaceo prosegue presso la sede di OPERA SICURA contattabile via e-mail operasicura@libero.it o telefonicamente al 3481311083. Inoltre sono scaricabili i modelli, per poter raccogliere sottoscrizioni anche tra parenti e conoscenti, cliccando su: http://leganordopera.blogspot.com/2007/07/no-inceneritore-scarica-i-moduli-per-la.html

martedì 25 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: SE PASSANO DA OPERA CI INVENTIAMO I PRESIDIANTI CONTROLLORI.

Opera, 25 settembre 2007
Ogni giorno Don Colmegna ne dice una delle sue. Questa volta si è inventato il pullman dei rom che girerà Milano per un mese.
Il Parroco che ha dimenticato gli italiani ed ha fatto dei rom la sua missione ne ha escogitata un’altra. Se non fosse blafemo oseremmo dire che ne sa una più del diavolo. I rom sgomberati da San Dionigi vivranno un mese in bus in modo tale che - secondo il Don dei Rom - tutti capiranno che serve una soluzione.
Per evitare fiaccolate e presidi ovunque arrivi il prete con il suo carico di nomadi questa volta l’ha pensata buona. Difficile ipotizzare un pullman di presidianti che corra dietro quello dei rom attraversando tutta la città, sarebbe scomodo ed il vin brulè finirebbe inevitabilmente in terra ad ogni curva.
Auguriamo quindi buona fortuna a Don Colmegna avvisandolo che se il suo pullman passerà da Opera troverà degli inflessibili presidianti controllori che chiederanno i biglietti agli occupanti del bus.
Visto che all’ATM è oramai pratica archiviata quella di chiedere il ticket a chi non è italiano farebbe più scalpore di ogni altro presidio.
Concludiamo ricordando a Don Colmegna, che cita i rom di Opera spesso, che il nostro paese non ha adottato nessuno. Se vuole parlare di persone che secondo lui vivono in appartamenti pagando addirittura l’affitto citi i rom di Don Colmegna e lasci in pace la nostra comunità. Anche perché i rom che erano ospiti a Opera sono stati almeno per la metà espulsi dal parroco quando questi hanno violato il Patto di Legalità. Come fanno adesso a vivere tutti in appartamenti ed avere un lavoro? Li ha forse perdonati e reintegrati? E se così fosse, allora a cosa serve il Patto di Legalità se lo si può violare?

sabato 22 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: OLTRE 300 CITTADINI AL PRESIDIO DI PIEVE PORTO MORONE

Opera, 22 settembre 2007
Ottima la risposta della gente ieri sera a Pieve Porto Morone dove Volontari Verdi e Opera Sicura hanno contribuito a mantenere viva la protesta dei cittadini stanchi dei soprusi e delle violenze subite da istituzioni e mass media.
L'Europarlamentare Mario Borghezio ha aperto la serata, dopo avere presidiato con i pievesi, dando pieno appoggio al popolo del presidio che si è trovato ad affrontare una simile emergenza.
Le decisioni prese dall'alto non piacciono a nessuno tanto meno in una località di cinquanta anime che si è ritrovata una mattina con cinquantaquattro rom come vicini di casa.
L'Onorevole ha promesso una mobilitazione della macchina organizzativa della Lega Nord per finanziarie opere all'interno della casa della curia che oggi ospita i nomadi al fine di trasformarla in qualcosa di utile alla gente, una casa di riposo, un centro per i giovani, quello che il Sindaco Angelo Cobianchi ritenga più utile alla sua gente. Il Sindaco si è meritato l'elogio di Borghezio in quanto a differenza di altri, ad esempio quello di Opera, si è schierato con i cittadini contro la prepotenza delle istituzioni.
Su questa stessa linea l'intervento di Ettore Fusco, Opera Sicura, che ha sollecitato la presenza assidua al presidio; non tanto per dimostrare contro gli ospiti della curia quanto per dare un segnale forte alle istituzioni che hanno passato il limite. Non è accettabile che il Sindaco del Comune più grande si imponga con l'aiuto del Prefetto sui piccoli centri dell'hinterland.
Infine, il presidiante di Opera accompagnato da una decina d'altri operesi, ha aspramente criticato la stampa che diffama i pievesi inventandosi di tutto ed il Prefetto di Pavia che s'è fatto beffa dei pavesi ospitando una famiglia rom con un operazione di pura demagogia. Il Prefetto infatti ha ospitato questa famiglia nella foresteria della Prefettura. Non a casa sua. Quindi il carico degli ospiti del Prefetto è solo ed esclusivamente sulle spalle dei contribuenti.La serata s'è chiusa in anticipo per impegni televisivi dell'Europarlamentare mentre gli altri cittadini sono rimasti a presidiare fino a notte fonda.
(Foto: Fusco con Borghezio ed il Sindaco pievese Angelo Cobianchi)

giovedì 20 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: LA SICUREZZA NON E’ RAZZISMO.

Opera, 20 settembre 2007
“Vogliamo sicurezza e non per questo siamo fascisti e razzisti.” Questa l’unica replica al Consigliere Regionale lombardo Luciano Muhlbauer che ha definito Opera Sicura “una creatura dei settori più retrivi della Lega” ed i suoi metodi “neofascisti e razzisti”. Le persone che collaborano con Opera Sicura non sono affatto quei “professionisti dell’odio e della xenofobia” di cui parla il Consigliere di rifondazione comunista ma bensì cittadini che hanno a cuore l’interesse della gente. In particolare muovono un’istanza di sicurezza alle istituzioni che non possono restare sorde al grido d’aiuto che parte dal popolo.
Il Consigliere Muhlbauer con queste sue espressioni pregne di odio, violenza e discriminazione non fa altro che alimentare tensioni sociali nella cittadinanza, che si riconosce nei diversi schieramenti politici, e può solo portare a conflitti tra estremisti di destra e di sinistra da cui Opera Sicura è equamente distante.
Ettore Fusco, il Consigliere Comunale della Lega Nord cui Muhlbauer indirizza le pesanti accuse, è Capogruppo della Lega Nord al Comune di Opera e siede sui banchi di opposizione alla giunta di centrosinistra svolgendo il proprio dovere istituzionale senza alcun eccesso estremistico né violento.
Mai è stato discriminato alcuno nella politica della Lega Nord che anzi mira a difendere una minoranza di fatto, i padani, sempre più sottomessa a logiche clientelari ed affaristiche che oggi privilegiano nuove forme di favoritismo per quella forte componente di immigrati, più o meno clandestini, che rappresenta gli elettori del prossimo futuro e la manovalanza dei fomentatori di disordine sociale.
Per quanto riguarda la presenza di venerdì sera a Pieve Porto Morone dell’Europarlamentare Mario Borghezio e di qualche operese, con un senso civico tale da non pensare che i problemi finiscano dopo lo zerbino di casa propria, il Consigliere Regionale di rifondazione dovrebbe solo prendere lezione di umiltà e solidarietà tanto dall’Europarlamentare quanto dai cittadini che stanno sacrificando la propria vita per una legittima protesta a favore della sicurezza.
Quando la sinistra capirà che sicurezza non è sinonimo di fascismo e che l’ordine va tutelato dai governi di qualsiasi colore politico forse il paese vivrà tempi migliori. Nel frattempo continuiamo le proteste pacifiche per la legalità a sostegno anche della libertà di manifestare senza essere tacciati di fascismo, razzismo e xenofobia.
leggi il comunicato di Muhlbauer cliccando su:

mercoledì 19 settembre 2007

COMUNICATO STAMPA: BORGHEZIO AL PRESIDIO DI PIEVE PORTO MORONE

Opera, 19 settembre 2007
“Alziamo la voce” è il nome dato all’operazione in programma alle ore 21.00 di venerdì 21 settembre nella piccola frazione Casoni di Pieve Porto Morone.
Su iniziativa congiunta della Lega Nord pievese, dei Volontari Verdi e del Comitato Opera Sicura giunge l’Europarlamentare Mario Borghezio al presidio cittadino che contesta l’insediamento dei nomadi sgomberati dall’area ex Snia di Pavia.
Stanchi dei soprusi perpetrati dalle istituzioni, nei confronti degli inermi cittadini, si mobilitano le camicie verdi di Borghezio per mandare un segnale al Prefetto di Pavia affinché rimuova quanto prima l’insediamento dei rom a Pieve Porto Morone inserito in un contesto assolutamente inidoneo ad accoglierlo.
Opera Sicura esce dai propri confini territoriali, di un paese del milanese che ha subito la violenza di un campo nomadi questo inverno, ed allarga i propri orizzonti di lotta per la legalità e la sicurezza svincolandosi da chiusure e limitazioni per un problema su scala nazionale che va risolto alla radice.
Al Presidio di Pieve Porto Morone, nella frazione Casoni, venerdì sera sono previsti molti cittadini stanchi di essere le vittime sacrificali della demagogia e degli interessi di chi alimenta fenomeni di illegalità diffusa.