Opera: il meteo

martedì 4 settembre 2007

DON RENATO, IL PRETE DALLA PARTE DEI ROM COSTRETTO A LEVARE LE TENDE

di Cristina Bassi. PANORAMA. Lunedì 3 Settembre 2007
La Lega lo ha annunciato con un comunicato dai toni trionfanti: se ne va don Renato Rebuzzini, il parroco di Opera (cittadina di 14 mila abitanti alle porte di Milano). Che cosa lo aveva fatto finire nel mirino del partito di Bossi? Si era schierato a favore di un campo rom.
Lui, don Renato, 65 anni, non vuole neppure sentir parlare di quella storia. Giura che la decisione di cambiare parrocchia era già stata presa da tempo, dalla fine del 2006, e che non ha nulla a che vedere con le tensioni legate al campo rom della sua città. Dal primo settembre si è insediato nella nuova comunità pastorale, quella di Paderno Dugnano, e domenica a dire messa nella sua ex chiesa, dove operava dal ‘94, c’era già il sostituto, don Olinto Roberto Ballarini. Anche in Curia, dove descrivono don Renato come un sacerdote rigoroso e severo, assicurano che gli avvicendamenti dei parroci sono fisiologici. Ma all’uscita dalla funzione i parrocchiani non parlano d’altro ed è difficile credere che l’addio del parroco non sia l’ultimo atto di un clima di tensione che era diventato difficile da ignorare. Secondo la nota del gruppo consiliare del Carroccio, “Il sacerdote che legge il Manifesto” e che ha fatto scappare i fedeli dalla parrocchia di San Pietro e Paolo con i suoi attacchi ai cittadini ha chiesto ai suoi superiori di essere trasferito.
Clima avvelenato dalla sera del 21 dicembre scorso quando era divampato un incendio nella tendopoli allestita dalla Protezione civile per ospitare una settantina di nomadi, più della metà donne e bambini, sgomberati dal campo di via Ripamonti. La Casa della Carità di don Colmengna si era fatta garante del rispetto delle regole da parte degli occupanti e la sistemazione a Opera doveva essere temporanea, di tre mesi al massimo, in attesa di trovarne una definitiva.
Ma gli operesi si opposero subito alla decisione del sindaco di centrosinistra Alessandro Ramazzotti di dare un contributo per risolvere l’emergenza di decine di famiglie finite per strada in pieno inverno. Fino ad occupare, in 400, la sala del Consiglio comunale dove si discuteva del campo e da qui, incitati dal capogruppo della Lega Nord Ettore Fusco, marciare verso l’accampamento. Ad alcune tende venne dato fuoco, nessuno per fortuna rimase ferito. Da quel giorno il clima divenne così ostile, a cominciare dal gruppo di residenti che notte e giorno presidiava l’entrata dell’insediamento insultando operatori e carabinieri, che i rom furono costretti ad andarsene prima del tempo. Per l’incendio sono finiti nel registro degli indagati Ettore Fusco, per istigazione a delinquere, e altri otto cittadini. Sono in attesa del rinvio a giudizio. I carabinieri sono arrivati a questa conclusione alla fine di luglio, grazie a filmati e fotografie e hanno denunciato una scarsissima collaborazione degli operesi alle indagini.
Quello che i cittadini non hanno perdonato a don Renato non è tanto l’essere stato favorevole ad accogliere i nomadi. Quanto la sua reazione indignata dopo la notte dell’incendio. Scrisse una lettera aperta in cui non solo lanciava un appello alla solidarietà. Ma descriveva anche cosa aveva visto la sera del 21 dicembre: “Donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano”. La notte di Natale dall’altare i suoi toni furono ancora più duri. Disse che in quella chiesa non era possibile scambiarsi il segno della pace, che sarebbe stato, viste le circostanze, un gesto ipocrita.
La Lega canta vittoria. Don Renato ha sfidato i cittadini, dice Fusco, e ora è costretto ad andarsene. Dopo Natale “la sua parrocchia perdeva fedeli di giorno in giorno, a causa della sua presa di posizione non condivisa dai cittadini”. Qualcuno arrivò anche a boicottare la messa e a fare lo “sciopero delle offerte”. Il sindaco Ramazzotti difende il sacerdote: “Questi attacchi e queste strumentalizzazioni sono vergognose”, dice. “Don Renato ha dato molto alla nostra città, ma credo che se ne vada con l’amarezza di chi ha visto una parte dei suoi parrocchiani rinnegare i valori che aveva predicato per anni”. Ai suoi cittadini Ramazzotti rimprovera di essersi fatti guidare dalla paura e di non essersi fidati delle istituzioni. La ferita rimane. All’uscita dalla messa domenicale si parla del vecchio prete: “Un bravo sacerdote, ma a Natale ha davvero esagerato”. “Riuscire a far sgomberare i rom dalla nostra città a furor di popolo è stata una grande conquista”.